Regeni, i genitori: il governo reagisca alla messa in scena. Palazzo Chigi: faremo piena luce

Regeni, i genitori: il governo reagisca alla messa in scena. Palazzo Chigi: faremo piena luce
4 Minuti di Lettura
Venerdì 25 Marzo 2016, 19:01 - Ultimo aggiornamento: 26 Marzo, 08:49

I genitori di Giulio Regeni si dicono «feriti e amareggiati dall'ennesimo tentativo di depistaggio da parte delle autorità egiziane» e «certi della fermezza con la quale saprà reagire il nostro Governo a questa oltraggiosa messa in scena». Ieri al Cairo una banda specializzata in rapine e sequestri nei confronti di stranieri è stata sgominata e cinque suoi componenti uccisi. Secondo il governo egiziano la banda «è dietro all'uccisione di Regeni» e in casa di familiari di un componente della banda è stato trovato il passaporto ed altri documenti del ricercatore friulano.

Fonti di palazzo Chigi oggi hanno fatto sapere di seguire da vicino gli sviluppi della vicenda Regeni. Il governo italiano continua ad essere determinato, spiegano le stesse fonti, affinché le indagini in corso facciano piena, totale luce, senza ombre o aloni sulla morte del giovane ricercatore italiano. Le stesse fonti di Palazzo Chigi hanno poi espresso pieno sostegno e apprezzamento al lavoro di indagine svolto dalla procura di Roma. L'Italia -proseguono le stesse fonti - non si accontenterà mai di niente di meno della verità, di tutta la verità. 

«Siamo feriti ed amareggiati - affermano all'agenzia Ansa i genitori di Regeni - dall'ennesimo tentativo di depistaggio da parte delle autorità egiziane sulla barbara uccisione di nostro figlio Giulio che, esattamente due mesi fa, veniva rapito al Cairo e poi fatto ritrovare cadavere dopo otto giorni di tortura». «Siamo certi - aggiungono i genitori di Regeni - della fermezza con la quale saprà reagire il nostro Governo a questa oltraggiosa messa in scena che peraltro è costata la vita a cinque persone, così come sappiamo che le istituzioni, la nostra procura ed i singoli cittadini non ci lasceranno soli a chiedere ed esigere verità». «Lo si deve non solo a Giulio - concludono - ma alla dignità di questo Paese». 

Una foto della famiglia Regeni che espone la bandiera di Amnesty International con la scritta «Verità per Giulio Regeni». L'ha postata oggi fa Irene Regeni, sorella del ricercatore barbaramente ucciso al Cairo. Ritrae lei, il papà Claudio e la mamma Paola, nel giardino di casa. Nessun commento, come «risposta silenziosa» alle ultime voci sulle indagini egiziane sul delitto.

Il ministero dell'Interno egiziano, in un comunicato pubblicato dall'agenzia ufficiale Mena, ha annunciato intanto che le indagini sull'uccisione di Regeni proseguono «in coordinamento» con il pool di investigatori italiani sulle attività della banda di sequestratori sgominata ieri e sui documenti del ricercatore italiano rivenuti in casa della sorella del capo del gruppo. «Il ministero dell'Interno ha dichiarato che gli apparati d'indagine proseguono il loro coordinamento con il team della sicurezza italiana per esaminare tutte le relazioni della banda, i crimini che hanno commesso, le aree dove hanno avuto luogo e le cose rinvenute», scrive la Mena. Nel comunicato di oggi il ministero spiega che «la Procura generale di Shubra El-Khema prosegue da ieri le indagini sulla sorella, suo marito e la moglie del principale accusato, Tarek Abdel Fatah», aggiunge l'agenzia egiziana.

Gentiloni: «Vogliamo la verità». «#Regeni Italia insiste: vogliamo la verità». Lo scrive su Twitter il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni.

Pignatone: «Elementi comunicati non idonei». «La Procura di Roma ritiene che gli elementi finora comunicati dalla Procura egiziana al team di investigatori italiani presenti al Cairo non siano idonei per fare chiarezza sulla morte di Giulio Regeni e per identificare i responsabili dell'omicidio», ha affermato il procuratore Giuseppe Pignatone, aggiungendo che la Procura di Roma ritiene «quindi necessario che le indagini proseguano, come del resto si evince dal comunicato appena diramato dal ministero dell'Interno egiziano» e «rimane in attesa che la Procura generale del Cairo trasmetta le informazioni e gli atti, da tempo richiesti e sollecitati, e altri che verranno richiesti al più presto in relazione a quanto prospettato ai nostri investigatori».

Casini. «Attendiamo di avere dalle autorità egiziane notizie più precise. Per il momento posso solo dire di essere perplesso, molto perplesso. Mi viene in mente quello che diceva Andreotti: a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca». Lo dice il presidente della commissione Esteri del Senato, Pier Ferdinando Casini, interpellato dall'Ansa sugli sviluppi del caso dell'uccisione in Egitto di Giulio Regeni.

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA