Ognuna di queste senatrici è in politica da tempo, alcune di loro sono state anche citate come possibili future candidate alla Casa Bianca, come Kirsten Gillibrand di New York. Hanno deciso questo "autobus al femminile" per venire a infondere un po' di passione femminista nei cuori di questi giovani volontari. Che siano arrivate proprio oggi non è un caso. Giovedì sera, nel dibattito con Bernie Sanders, la ex segretario di Stato ha abbracciato senza più esitazioni il suo ruolo di prima donna possibile presidente degli Usa. E' stato un passo strategico importante. In genere Hillary ha cercato di apparire il candidato di tutti, un po' come faceva Obama nel 2008, quando si rifiutò di usare la "carta della razza". Allo stesso modo Hillary non ha finora utilizzato molto la "carta del sesso", ma la situazione nel New Hampshire è fragilissima: qui lei nel 2008 vinse, ma la popolazione in questi sette anni è cambiata. C'è stato un forte influsso dal vicino ultra-liberal Massachusetts, e un aumento della popolazone giovane. E Sanders conduce con uno scarto di 20 punti.
Il problema di Hillary è generazionale: le mamme sono con lei, ma i figli e le figlie sono con Sanders. Le donne adulte sono molto generose, e contribuiscono finanziariamente alla sua campagna con cifre sostanziose. Sappiamo che il 53 per cento dei donatori della campagna di Hillary Clinton sono donne. Interessante notare che al contrario, sia per Bernie Sanders che per tutta la truppa repubblicana i contributi vengono invece nel 60 per cento da uomini. Ma per quanto generose, le donne mature, professioniste che lavorano, mamme, donne di casa, ma non hanno il tempo e l'energia per fare campagna, come l'avrebbero i giovani, anzi le giovani.
Ecco il ruolo di queste senatrici, tutti volti rispettati, leader del partito che combattono per i diritti dell'elettorato femminile, che vantano un grande impegno progressista, e sono sicuramente più liberal di Sanders quando si viene alla protezione dei diritti delle donne. Significativamente, sul podio del centro studentesco, insieme a loro e a Hillary Clinton, c'era ieri anche Lilly Ledbetter. La signora, una contabile di una grande azienda di pneumatici, condusse negli anni Novanta una storica battaglia per la parità di salario per le donne, una battaglia che si è conclusa nel 2009, quando Barack Obama firmò la sua prima legge da presidente, la "Lilly Ledbetter Fair Pay Act" appunto.
La scommessa che tutte queste donne hanno abbracciato ieri e continueranno a difendere oggi è molto semplice: ricordare alle più giovani che se oggi possono aspirare a un posto di lavoro con la stessa paga e gli stessi diritti dei loro compagni di classe di sesso maschile, lo devono a questa generazione, che dal palco di un college chiede loro di continuare a impegnarsi, non per la "rivoluzione socialista" di Bernie Sanders, ma per "il pragmatismo progressista" di Hillary. Riusciranno le mamme a convincere le loro figlie a seguire il loro esempio? Lo sapremo martedì, quando il New Hampshire terrà le sue primarie. Ma varie ragazze hanno notato l'assenza di Elizabeth Warren, la beniamina della sinistra, la grande nemica di Wall Street. Lei, per ora, non si pronuncia.
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