Primarie in New Hampshire: l'ultimo valzer dei governatori

Primarie in New Hampshire: l'ultimo valzer dei governatori
di Anna Guaita
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Sabato 6 Febbraio 2016, 21:47 - Ultimo aggiornamento: 7 Febbraio, 15:24

Manchester (New Hampshire) – «Non voterei mai per Donald, nello Studio Ovale ci voglio qualcuno con i nervi saldi». «Ted Cruz? mai e poi mai, è un fanatico». Due elettori, due delle decine di voci che abbiamo raccolto nel New Hampshire in un pomeriggio denso di appuntamenti alla vigilia delle primarie di martedì. Tutti e due - Diane, un’insegnante, e Doug, il proprietario di un’impresa edile - hanno echeggiato una convinzione che abbiamo sentito più e più volte: «Per rimettere ordine nel Paese ci vuole un governatore, uno che abbia già esperienza, non un dilettante».  Non è un caso che sia Diane che Doug ci abbiano detto di essere interessati a John Kasich, governatore dell’Ohio, con fama di buon governo.


La teoria vuole che fare il governatore sia un impiego che prepara a diventare presidenti. Nei giorni moderni quattro su sei presidenti erano stati governatori: Jimmy Carter, Ronald Reagan, Bill Clinton e George Bush junior. I repubblicani sembravano puntare molto in queste nuove elezioni proprio su governatori esperti, provati. Solo qualche mese fa, i nomi di John Kasich, e dei due colleghi Chris Christie, del New Jersey, e Jeb Bush ex della Florida erano giudicati favoriti nella corsa alla nomination. E invece le cose si sono svolte in modo completamente diverso, e in queste ore i tre governatori stanno ballando il loro ultimo valzer: fra le nevi del New Hampshire si decide chi di loro avrà abbastanza voti per continuare, e chi dovrà gettare la spugna.

Chiariamo: nessuno dei tre prevede di piazzarsi primo, o secondo, al voto di martedì. Per assurdo, in queste strane elezioni, l’establishment del partito sta studiando chi si piazza terzo, magari quarto. La ricerca di un candidato abbastanza solido che abbia le carte per scalzare quelli che si sono attestati ai primi due posti è oramai trasparente: il partito tradizionale diffida di Donald Trump, l’uomo d’affari newyochese che continua a guidare nei sondaggi, e diffida forse anche di più di Ted Cruz, senatore del Texas non solo di posizioni estremamente conservatrici, ma anche poco simpatico a tutti. Nell’Iowa è stato il senatore della Florida Marco Rubio a ottenere un buon terzo posto, che lo ha subito messo in lizza per la carica di “candidato dell’establishment”, spingendolo in avanti nei sondaggi del New Hampshire. Ma molti sono ancora dubbiosi che questo giovane che ha fatto flip-flop su varie posizioni per conquistare le simpatie della destra, abbia la spina dorsale per diventare presidente.
 
Ed ecco perché nel riquardo più popolato del New Hampshire, che comprende le città di Nashua, Manchester, Concord,  Derry, ci sono grandi folle agli appuntamenti con questi tre governatori. Lo “Stato del Granito” come è noto il New Hampshire, è abbastanza sui generis, e raramente fa testo: è molto laico, abbastanza moderato, tendenzialmente indipendente. Difatti Cruz sembra quasi aver rinunciato a piazzarsi bene qui: dopotutto il suo messaggio profondamente radicato nella Bibbia trova pochi ascoltatori in uno Stato che è primo nella lista fra i meno religiosi dell’Unione. Trump dal canto suo ha cancellato tutti gli impegni venerdì e sabato, tranne il dibattito di sabato sera, per la grande nevicata caduta sullo Stato venerdì, e se ne è andato a casa a New York con il suo jet personale, irritando non poco gli abitanti del New Hampshire: «Grande nevicata?- ci ha detto LeeAnn, pensionata, in fila nella temperature sotto zero per vedere Jeb Bush – Scherza? Per noi questa è una spolverata di neve!»

Ma nel frattempo Jeb Bush e John Kasich sono stati gli unici due candidati che  si sono rimboccati le maniche e hanno incontrato gli elettori, rinunciando a stare chiusi in albergo a prepararsi per lo scontro. Dopo aver parlato a decine di persone, la sensazione nelle sale dove i due si sono presentati era chiara: i presenti erano in schiacciante maggioranza repubblicani moderati, desiderosi di sconfiggere i democratici e riprendersi la Casa Bianca, ma spaventati che il loro partito possa finire nelle mani di “un narcisista razzista”, come il 50enne fisioterapista Gordon ha definito Donald Trump, o in quelle di “uno che si crede eletto da Dio”, come protesta il giovane avvocato Jeffrey, parlando di Ted Cruz. C’è stato perfino chi ci ha detto: «Se la nomination dovesse andare a uno di questi due, allora voterò Hillary».
 

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