Se l'America è peggio di casa nostra

di Massimo Teodori
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Martedì 11 Ottobre 2016, 00:06
Chi ha seguito le vicende di Donald Trump e il suo duello televisivo con Hillary Clinton si è domandato cosa stia accadendo nella politica americana e perché mai la maggiore democrazia del mondo, un tempo patria del rigore protestante, sia sommersa da tanta volgarità. Nessuno ignora che il sesso da sempre si accompagna al potere, anzi che tra le due sfere c'è una interrelazione a lungo studiata dalla psicanalisi. Anche in passato personalità politiche di primo piano sono rimaste invischiate in scandali sessuali che talvolta ne hanno condizionato la carriera.

Basta ricordare che nell'Inghilterra conservatrice di cinquant'anni fa la starlette Christine Keeler sedusse in una storia di spionaggio il ministro della difesa Profumo, costretto perciò a dimettersi. E che una serie di presidenti della repubblica francesi di destra e di sinistra, a cominciare da Francois Mitterrand, sono stati protagonisti di storie femminili.

Negli stessi Stati Uniti sono ben note le avventure sessuali di J.F.Kennedy e i non pochi casi dei candidati presidenziali costretti a rinunziare alla corsa per la Casa Bianca in seguito alla scoperta di relazioni extraconiugali.
Anche in Italia, se pure in tempi lontani, storie di questo tipo sono state usate strumentalmente contro politici cattolici, da Attilio Piccioni che non divenne erede di De Gasperi perché suo figlio Piero fu accusato di una storia di sesso e droga, poi risultata inventata, all'ottimo ministro dell'interno Mario Scelba che ebbe la carriera stroncata per la falsa rivelazione di un presunto figlio illegittimo. 

Ma tutto ciò appartiene ad altri tempi, quando gli scandali erano sussurrati e non declamati. Oggi la politica dei Paesi occidentali si è dappertutto involgarita con il tifo di milioni di persone eccitate dalla televisione e dai canali informatici. Sempre più spesso si alza un'ondata populista che si riversa contro le élite del potere e i rappresentanti del cosiddetto establishment, più o meno responsabili delle colpe che vengono loro attribuite. 

Ma che cos'è, in realtà, il fenomeno Trump che rappresenta il culmine dell'ondata populista? Perché la sua poco edificante vicenda viene diffusa con una sfrontatezza senza precedenti? Esiste una qualche analogia tra la situazione americana e quella italiana? A noi pare che il trumpismo e gli analoghi fenomeni italiani si pensi al grillismo hanno carattere e intensità alquanto diversi.

In Trump l'ignoranza politica coniugata con il narcisismo ha abbattuto quella cortina di discrezione che dovrebbe separare le questioni di sesso dalla vita pubblica. Il tycoon newyorkese sta coscientemente giocando la carta dei cattivi sentimenti - il disprezzo delle donne e degli immigrati, l'uso indiscriminato delle armi, la separazione etnica, la supremazia del maschio alfa di successo - come motivo di vanto e strumento di propaganda politica. 
Il maschilismo e il nativismo non sono più ritenuti da the Donald caratteri da tenere riservati ma strumenti da usare per muovere le viscere dei settori primitivi e integralisti della popolazione.

La vera peculiarità della situazione americana, oggi, sta tuttavia nel fatto che questo impasto indigesto è divenuto un'ipotesi politica presidenziale con una visione che all'interno si traduce in discriminazione e all'estero porta all'isolazionismo politico ed economico. 
In Italia, certo, il Movimento 5 Stelle ha avuto successo all'insegna del nobile concetto del vaffa accompagnato dalle viete pulsioni dell'antipolitica e del complottismo che sono all'origine di quel dilettantismo all'origine della disastrosa prova di Roma. 

Diversamente dagli Stati Uniti, si può tuttavia dire che in Italia le vicende di sesso del presidente del consiglio Berlusconi non hanno sostanzialmente condizionato l'area di governo ma sono rimaste confinate al terreno giudiziario. E che Beppe Grillo non è mai divenuto candidato alla guida del Paese rimanendo un autore instancabile di invettive.
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