La sacca è l’unico oggetto della missione Apollo 11 attualmente in mano di privati. Verrà messa in vendita a partire da una base di due milioni di dollari, ma ci si aspetta che ne frutti molti di più, ben oltre la cifra di apertura.
La storia della sacca è molto strana. Armstrong e Aldrin ne riempirono varie, identiche. Ma tutto quel che è stato riportato a terra dai due astronauti e dal loro pilota, Michael Collins, è stato prima studiato e poi passato – insieme alle divise e a tutto l’equipaggiamento – alla Smithsonian Institution di Washington. Questa singola sacca era andata temporaneamente in un museo del Kansas, dove per un errore dell’inventarista, era stata messa in vendita insieme ad altri oggetti non più utili al museo.
Per ben tre volte la sacca era stata messa in vendita e solo al terzo tentativo la signora Nancy Lee Carlson, un avvocato dell’Illinois, offrì 995 dollari, e se la aggiudicò.
Dopo, però, la signora era curiosa di sapere cosa fosse quella polvere, e quindi mandò la sacca alla Nasa perché venisse analizzata. Gli scienziati dell’Agenzia Spaziale rimasero allibiti nel confermare che si trattava di una delle borse di Armstrong e Aldrin e che la polvere era di provenienza lunare. E subito chiesero alla signora di restituire la sacca, dietro il pagamento della somma che lei aveva sborsato
Netto il rifiuto della signora. Così la Nasa ha fatto appello ai tribunali. Ma l’anno scorso è stata sconfitta: ben due giudici hanno trovato che non c’erano sufficienti giustificazioni per togliere la sacca alla signora Carlson.
E adesso tanta fatica e tanta lungimiranza verrà ripagata. La casa d’aste terrà un evento speciale proprio nel 48esimo anniversario dell’allunaggio. La signora Carlson ha annunciato che parte della cifra ottenuta dalla “polvere di Luna” andrà in carità e a finanziare una borsa di studio presso l’università dove lei si è laureata.
© RIPRODUZIONE RISERVATA