Il presidente greco Pavlopoulos: «Basta austerità per Atene. Migranti, Roma ha ragione»

Il presidente greco Pavlopoulos: «Basta austerità per Atene. Migranti, Roma ha ragione»
di Teodoro Andreadis Synghellakis
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Domenica 24 Aprile 2016, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 25 Aprile, 15:36

«L’austerità è in pieno contrasto con i principi dell’economia liberale» sottolinea, in questa intervista al Messaggero, il presidente della Repubblica ellenica Prokòpis Pavlòpoulos. Come assoluta priorità, indica il bisogno di completare lo status della Banca Centrale Europea, sul modello della Federal Reserve americana. Autorevole giurista di area moderata, il presidente Pavlòpoulos si schiera a favore dell’alleggerimento del debito greco, «da realizzarsi il prima possibile» e chiede ai creditori di trovare una posizione comune nel formulare le richieste ad Atene. Sui migranti, infine, giudica molto interessanti le proposte di Matteo Renzi e torna a chiedere la solidarietà di tutti i partner europei.
 
Presidente Pavlopoulos, Martin Schulz, presidente del Parlamento Ue, ha dichiarato che «è il momento di cambiare fase» e di «mettere l’accento sugli investimenti». Le condizioni sono ormai mature affinché l’Europa abbandoni l’austerità?
«Sì, senza riserve. Anche nella teoria economica, in base ai dati dell’Eurozona, è riconosciuto che non solo non c’è la leggendaria “coesistenza armonica” tra severa austerità e sviluppo. Al contrario, la rigida austerità porta ad una recessione che si autoalimenta e alla presenza endemica dell’incubo delle diseguaglianze e della disoccupazione. Tutto ciò è in pieno contrasto con i principi dell’economia liberale, sui quali si basa l’Eurozona. Mi riferisco anche alla posizione classica di Keynes, dove l’economia liberale ha per obiettivo principale la piena occupazione». 
 
Lei di recente ha dichiarato che «è necessario che tutti riflettano sul processo di sviluppo dell’eurozona». Quali sono le priorità per uno sviluppo sostenibile della Grecia e di tutta l’Europa? 
«Urge completare lo status della Banca Centrale Europea, avendo come base il modello della Fed. Specie in questi settori: primo, nella sostanziale supervisione del sistema bancario europeo. Secondo, nel settore del sostegno della liquidità per poter stimolare una domanda sufficiente e perché ci sia il riavvio dell’offerta, anche con un’attenzione particolare agli investimenti. E quindi, in pratica, facendo ripartire una prospettiva ed una dinamica di sviluppo sostenibile. Infine, si devono fornire i mezzi necessari affinché la Bce sia messa in grado di affrontare una crisi del debito generalizzata nell’Eurozona, la quale, purtroppo, è ormai visibile».

Qual è la sua opinione riguardo all’alleggerimento del debito pubblico greco? Ci sarà una conclusione a breve della trattativa con i creditori? 
«L’alleggerimento del debito pubblico greco, sempre secondo le regole dell’Esm è più che necessario, ed è da realizzarsi il prima possibile. Perché è largamente riconosciuto che oggi il debito pubblico greco non è sostenibile. E non è pensabile renderlo sostenibile solo con le sue scadenze di pagamento, alla luce della realtà odierna, quando tutti conoscono quanto le conseguenze di questo debito erodano l’economia greca. D’altra parte, ciò costituisce anche l’impegno dei creditori già dal 2012. Alla luce di tutto questo, e dal momento che la Grecia adempie pienamente ai suoi obblighi, vi è una specie di “mora del creditore”, la quale deve venire meno quanto prima. Per quel che riguarda la trattativa, è già possibile scorgere la sua conclusione. Perché ciò avvenga, tuttavia, è necessario che anche da parte delle istituzioni creditrici vi sia una posizione comune, una specie di concezione tra loro condivisa, dal momento che altrimenti non è possibile definire con esattezza e sicurezza gli obblighi futuri della Grecia e anche il suo definitivo ritorno sui mercati». 

Grecia e Italia sono i paesi che sostengono il peso maggiore dei flussi di profughi e migranti. La soluzione sta nel rafforzamento della solidarietà europea contro muri ed egoismi nazionali? 
«Certamente. Non dobbiamo dimenticarci che la solidarietà rappresenta un principio essenziale di tutta la Costruzione Europea, dalla sua fondazione. Aggiungo anche che la coesione dell’Unione Europea – quindi il suo stesso futuro – dipende più da questa solidarietà che non dalla moneta e dalle politiche economiche comuni, specie quando queste politiche alcune volte vanno in direzione sbagliata». 

Il governo Renzi propone il Migration compact con sostegni economici ai paesi africani e maggiori controlli alle frontiere. Pensa sia una soluzione efficace?
«La proposta del premier Matteo Renzi è estremamente interessante e realistica. Aggiungo anche che si muove all’interno di tutta la logica del Patto Europeo sull’’Immigrazione e l’Asilo, del 2008. Al paragrafo V, riporta chiaramente che il metodo migliore per affrontare l’immigrazione illegale è andare alle sue radici che oltre alla guerra sono il sottosviluppo, le diseguaglianze e, in ultima analisi, la fame. Tutto ciò è confermato anche dal titolo di questo paragrafo “Creazione di una azione comune e coordinata con i paesi di origine e di transito che favorirà la sinergia tra emigrazione e sviluppo”. Specie per quel che riguarda la collaborazione con l’Africa, viene fatto riferimento alla realizzazione del rapporto di partnership tra Ue ed Africa, firmato a Lisbona nel dicembre del 2007. Vanno sostenuti i paesi di provenienza, in modo che possano rafforzarsi economicamente ed assicurare ai loro cittadini una vita dignitosa. Purtroppo, sino ad oggi, quanto specificamente previsto dal Patto, è rimasto privo di contenuto. In altre parole, anche qui l’Unione europea segue la tattica del senno di poi. 

La politica può ispirarsi al messaggio di solidarietà che hanno voluto mandare da Lesbo Papa Francesco, il Patriarca ecumenico Bartolomeo e l’arcivescovo di Grecia Ieronymos? 
Non solo può, ma è necessario che vi trovi ispirazione. Non dobbiamo dimenticare che la costruzione europea si basa su tre pilastri, cosa che Paul Valery ha posto in risalto, in modo emblematico, già prima che la costruzione europea prendesse forma. Sui pilastri, quindi, dell’antica Grecia, per la libertà e la democrazia, dell’antica Roma, per le istituzioni e la res pubblica, e dell’insegnamento cristiano, per i valori dell’umanesimo e della solidarietà.
 

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