Parigi, licenziati 4 agenti di sicurezza dell'aeroporto di Orly: avevano la barba troppo lunga

Parigi, licenziati 4 agenti di sicurezza dell'aeroporto di Orly: avevano la barba troppo lunga
di Rachele Grandinetti
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Giovedì 7 Settembre 2017, 15:43 - Ultimo aggiornamento: 8 Settembre, 11:55
Tra gennaio e aprile 2016, quattro agenti di sicurezza dell’aeroporto di Orly (a sud di Parigi) sono stati licenziati perché portavano la barba troppo lunga per i gusti della compagnia che li ha invitati a radersi. Davanti al loro rifiuto, la società, la Securitas, li ha cacciati per “grave condotta sul posto di lavoro”. Il caso, adesso, è all’attenzione del tribunale del lavoro di Bobigny, Senna-Saint-Denis.

Tutto è iniziato dopo gli attacchi del 13 novembre 2015 che hanno sconvolto la capitale (quando il terrorismo è sceso in strada mettendo in scena una delle più sanguinose aggressioni nel territorio francese): la società, allora, convocò quindici agenti dell’aeroporto chiedendo di accorciare le barbe. Quattro di loro, giovani sulla trentina, non hanno seguito le indicazioni e continuato a presentarsi a lavoro come sempre: «La portavano da anni ed improvvisamente era diventato un problema», ha detto l'avvocato, Eric Moutet, denunciando la «paranoia» che ha investito certe imprese dopo gli attacchi di Parigi, come riporta 20minutes. Gli agenti di sicurezza più anziani, che non hanno mai fatto mistero della loro fede musulmana, hanno visto nel gesto una forma di discriminazione religiosa.

Securetas, però, rifiuta queste accuse riferendosi al “codice di riferimento”, ovvero le norme che sono state violate dai quattro messi alla porta. Il testo, infatti, stabilisce che «il viso deve essere rasato; i pizzetti, i baffi e le barbe devono essere corti e curati». Eppure gli agenti licenziati hanno fatto appello a “norme” diverse sostenendo che questo legame tra barba e fede restringe la loro libertà di religione. Il tribunale di Bobigny, quindi, è tenuto a interrogarsi se la barba può essere considerata un segno religioso dal momento che lo scorso marzo la Corte di giustizia europea ha dichiarato che una società può vietare l’uso di segni religiosi, politici e filosofici nel regolamento interno a patto che non venga presa di mira una religione in particolare. 
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