Oregon, la protesta dei "cow boy": milizie armate occupano un parco nazionale

Oregon, la protesta dei "cow boy": milizie armate occupano un parco nazionale
di Anna Guaita
3 Minuti di Lettura
Domenica 3 Gennaio 2016, 22:07 - Ultimo aggiornamento: 4 Gennaio, 17:15
NEW YORK – L’antica rivalità fra i rancher e il governo federale è riesplosa in Oregon, dove un gruppo di esponenti armati delle “milizie patriote” ha occupato il rifugio e gli uffici di un grande parco nazionale. Gli antifederalisti manifestano in difesa di due rancher che devono andare in prigione per aver causato incendi dolosi nelle terre del parco. La protesta in sostegno di Dwight Hammond, un agricoltore e allevatore di 73 anni, e di suo figlio Steve di 43 era cominciata pacificamente davanti all’ufficio dello sceriffo della cittadina di Burns, nel sud-est dell’Oregon. Ma poi una parte dei manifestanti, armata, si è diretta verso il complesso che sorge all’ingresso del “Malheur National Wildlife Refuge” e ha annunciato che intende restarvi sine die. Il gruppo armato è guidato da due esponenti di una famiglia già nota per simili manifestazioni armate contro lo Stato federale: Ammon e Ryan Bundy, a loro volta proprietari di un grosso ranch nel confinante Nevada.
 
La vicenda che sta svolgendosi in Oregon è legalmente alquanto complessa, ma va inquadrata nell’eterna resistenza che vari  gruppi di estrema destra esercitano – soprattutto negli Stati del West - verso lo Stato federale, che viene visto come tirannico e illegale. Nel caso in questione, le milizie sostengono che il parco nazionale dovrebbe essere chiuso e la terra ridata agli allevatori di bestiame. Il parco è uno dei più vari nel mondo dedicati agli uccelli migratori. E’ composto di circa 80 mila ettari di terre in parte acquitrinose, popolate di gru, pellicani, aquile, per oltre 350 diverse specie di uccelli migratori. Il “Malheur National Wildlife Refuge” confina con vari ranch dove si alleva bestiame, e i cow-boy vorrebbero lasciarvi sconfinare le loro mucche, come avveniva nell’Ottocento, prima che nascesse il parco.
 
Sullo sfondo di questa contesa, è successo che i due Hammond sono stati denunciati e processati per aver acceso dei fuochi dove il loro ranch finiva e cominciava il parco. La legge antiterrorismo del 1996 è severissima con chi appicchi incendi dolosi in terre federali, e richiede una condanna di cinque anni. Il giudice invece condannò il padre a tre mesi e il figlio a un anno. Quando i due sono stati rilasciati di prigione, però, il Dipartimento della Giustizia ha fatto appello, sostenendo che il giudice era mancato al suo dovere, non applicando fedelmente la legge. Il tribunale d’appello ha dato ragione al ministero della Giustizia e la Corte Suprema ha tacitamente confermato, rifiutandosi di ascoltare il ricorso degli Hammond.
 
Così padre e figlio devono tornare in prigione. E questo ha scatenato la furia delle milizie che si sono passata parola e si sono dirette verso l’Oregon, con l’intenzione di resistere ai federali e occupare la terra che giudicano “di proprietà di tutti e non di Washington”. Alla testa di questo manipolo di militanti armati, oramai almeno 150, sono Ammon e Ryan, figli di Cliven Bundy, un rancher del Nevada che due anni fa ebbe uno scontro simile con il governo federale, perché si era rifiutato di  pagare il canone annuale per l’uso delle terre federali su cui portava il suo bestiame a pascolare.
 
Gli Hammond assicurano di non approvare il sostegno armato dei due Bundy, e hanno fatto sapere attraverso il loro avvocato di voler risolvere la questione “pacificamente”, presentandosi in prigione, come richiesto. Dwight e Steve Hammond si sono sempre difesi sostenendo di aver appiccato i fuochi a scopo difensivo e giustificabile, in un caso per difendersi dall’avanzare di erbe invasive, e nel secondo caso per creare una fascia secca e riarsa che avrebbe fermato un ben più grande incendio che si stava avvicinando. Tuttavia nel primo caso hanno distrutto quasi cento ettari di terra protetta, e nel secondo caso hanno messo a rischio la vita di vigili del fuoco che stavano proprio tentando di fermare il fronte del grande incendio.
© RIPRODUZIONE RISERVATA