Questionari discriminatori, l'ambasciatore italiano a Londra: «Non volevano discriminarci ma l'ignoranza è pericolosa»

Questionari discriminatori, l'ambasciatore italiano a Londra: «Non volevano discriminarci ma l'ignoranza è pericolosa»
di Cristina Marconi
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Giovedì 13 Ottobre 2016, 08:04
NON c'è razzismo, ma una mancanza di conoscenza delle realtà al di fuori del Regno Unito in generale e di quella italiana in particolare dietro alla richiesta di alcune scuole britanniche di specificare se i bambini parlano italiano, napoletano o siciliano. «Uno strumento malfatto, dietro il quale c'è un'idea di immigrazione italiana da Ellis Island degli anni '30, una visione ottocentesca e una scarsa conoscenza dell'Italia», spiega con ironia l'ambasciatore italiano Pasquale Terracciano che, dopo essere intervenuto prontamente sulla vicenda sollevata dal Messaggero, proprio oggi ha ricevuto le scuse del governo britannico e la promessa di rettificare il contenuto dei moduli incriminati.

Ma com'è nata questa distinzione assurda tra napoletano, sardo, siciliano e italiano?
«I moduli sono vecchi, risalgono a più di 10 anni fa, e hanno un obiettivo positivo: raccogliere informazioni aggiuntive sulle capacità linguistiche del bambino per verificare se ci siano delle difficoltà degli studenti e aiutarli a superarle. Questo vale per tutte le nazionalità, per molte lingue ci sono distinzioni, quelle italiane chissà chi le ha fatte. Queste cose non sono responsabilità del governo, ma delle autorità locali, che hanno dimostrato una certa ignoranza insulare del modo in cui funziona l'Europa. Ma ora sono arrivate le scuse, i moduli sono stati cambiati, la questione è chiusa».

Non è un problema legato al referendum o all'aumento degli episodi di razzismo e delle discriminazioni negli ultimi tempi, quindi?
«Onestamente no, ma hanno prodotto una sensazione strana attraverso lo strumento deformante della Brexit. Dopo il referendum è rimasto un po' l'amaro in bocca, il voto ha sdoganato delle pulsioni un po' nazionaliste che prima non avevano corso ma che evidentemente serpeggiavano, come l'idea che gli stranieri portino via il lavoro, che non è vero, o l'idea di chiedere alle aziende di fare delle liste di lavoratori stranieri proposta dal ministro dell'Interno, di cui alla fine non s'è fatto nulla. Ma è giusto reagire in maniera ferma anche ad un errore come quello dei moduli scolastici, perché non bisogna permettere che queste idee di discriminazione che iniziano a sentirsi si facciano largo. L'ignoranza porta all'intolleranza. Bisogna fermarle subito, anche perché hanno suscitato giustamente una forte emozione».

Ma gli italiani nel Regno Unito devono essere preoccupati per il clima attuale, per le dichiarazioni minacciose del governo?
«Al momento si può stare sereni, e parlo di chi è già qui. Non posso dire che tra qualche anno per chi vorrà venire sarà lo stesso, ma chi è già qui può stare sereno, ci sono delle garanzie».

Caso chiuso?
«Assolutamente sì».