Al momento l'attentato non è stato rivendicato, ma i sospetti si sono concentrati sul gruppo estremista islamico Boko Haram. Lo stato nigeriano di Adawama, infatti, confina a nord con quello del Borno, “patria” dei terroristi di Boko Haram. La città di Mubi è stata sotto il controllo del gruppo terroristico fino al 2014 e non subiva attentati dalla sua liberazione. Quello di oggi è l’attentato con più vittime dallo scorso dicembre, quando due bambine kamikaze si erano fatte esplodere in un mercato causando 56 morti.
L'organizzazione jihadista sunnita diffusa nel nord della Nigeria, fondata nel 2002 e dal 2015 alleatasi con l'Isis, negli ultimi sei anni ha già ucciso circa 20mila persone e causato 2,3 milioni di sfollati secondo dati accreditati da Amnesty International e dall'Onu. Di recente i Boko Haram, il cui nome significa «l'istruzione occidentale è proibita», hanno cominciato a sfruttare sempre più spesso come attentatori suicidi adolescenti e ragazze, molti dei quali erano stati rapiti. L'esercito nigeriano, negli ultimi mesi, è riuscito a cacciare questi terroristi dalle loro roccaforti nella foresta, ma il proclama fatto l'anno scorso dal presidente Muhammadu Buhari, secondo il quale il gruppo sarebbe stato ormai «schiacciato», si sta rivelando aleatorio.
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