Migranti, Grecia richiama ambasciatore in Austria: «Non saremo magazzino di anime»

Migranti, Grecia richiama ambasciatore in Austria: «Non saremo magazzino di anime»
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Giovedì 25 Febbraio 2016, 15:42 - Ultimo aggiornamento: 17:13
Alta tensione sulla questione migranti. La Grecia ha richiamato in patria il suo ambasciatore in Austria, a causa della crisi dei migranti. «Iniziative unilaterali per risolvere la crisi dei rifugiati, così come le violazioni della legge internazionale e dell'acquisito comunitario da parte di Stati membri dell'Ue, sono pratiche che possono minare le fondamenta e il processo di integrazione europea», si legge sul sito del ministero greco degli Esteri che annuncia il richiamo in patria dell'ambasciatore Aliferi «per consultazioni miranti a salvaguardare le relazioni amichevoli fra gli Stati e i popoli dell'Austria e la Grecia».

La Grecia aveva già protestato formalmente nei giorni scorsi contro la decisione austriaca di convocare ieri a Vienna un summit con diversi paesi balcanici per concordare misure comuni sui flussi dei profughi, senza invitare la Grecia. Una decisione inaccettabile per Atene che si trova in questi giorni a dover gestire una folla di immigrati rimasti bloccati nel Paese a causa delle misure varate da altri paesi per fermare il flusso dei migranti lungo la rotta dei Balcani. Fra queste misure c'è la decisione austriaca di non ammettere nel paese più di 80 richiedenti asilo al giorno. 


«La Grecia non accetterà azioni unilaterali - si legge in un comunicato - Anche noi possiamo farle. Non accetteremo di diventare il Libano d'Europa e di diventare un magazzino di anime, anche se questo comporta un aumento di fondi», così il viceministro per l'Immigrazione greco Ioannis Mouzalas al suo arrivo al consiglio Interni Ue. Intanto, ha reso noto la polizia greca, circa 400 migranti, soprattutto siriani e iracheni, hanno abbandonato un nuovo campo di transito vicino a Salonicco e si stanno dirigendo verso il confine con la Macedonia. Le autorità greche sono alle prese con ritardi al confine dopo l'imposizione di restrizioni al transito da parte dei paesi Balcani lo scorso fine settimana. I 400 migranti si dirigono, anche a piedi, verso la città di confine di Idomeni, circa 80 chilometri a nord di Salonicco.

Due immigrati pachistani hanno tentato oggi di impiccarsi appendendosi con sciarpe e magliette legate ad un albero a piazza Viktoria, al centro di Atene, dove da mesi sostano folle di migranti che intendono partire per la Macedonia. Paese che però ora ha chiuso i confini. I due giovani, disperati per l'impossibilità di lasciare la Grecia, sono stati salvati da alcuni connazionali, riferisce la stampa locale. Soccorsi dalla polizia, sono stati trasportati in ospedali della capitale.
Un altro pachistano ha detto al giornale che Sami, 25 anni (questa l'identità di uno dei mancati suicidi), entrato due mesi fa in Grecia, ha inutilmente cercato lavoro ed è rimasto senza soldi, tanto che stamane aveva chiesto in prestito un cellulare per chiamare la famiglia in Pakistan.


Le autorità della Macedonia hanno annunciato oggi che permetteranno solo l'ingresso di 100 migranti al giorno. Lo riferisce l'agenzia stampa ellenica Ana-Mpa, sottolineando che 3mila migranti sono in attesa nel campo profughi di Idomeni al valico di frontiera fra Grecia e Macedonia. Altri 2mila rifugiati si trovano in attesa nel campo di raccolta di Diavata, vicino Salonicco, mentre vi sono 5mila migranti a bordo di autobus in diverse parti del paese.

Il limite massimo di 100 passaggi al giorno giunge dopo che la Macedonia ha già vietato il passaggio agli afghani e a chi non ha documenti per provare la sua nazionalità.

Polemiche anche sulla decisione ungherese di decidere attraverso un referendu se il Paese debba o meno accogliere rifugiati nell'ambito dello schema di ricollocazione predisposto dall'Ue. «Abbiamo appreso dell'idea di tenere un referendum. Aspettiamo che si concluda il dibattito interno e attenderemo chiarimenti» dall'Ungheria. Lo dice Natasha Berthaud, portavoce della Commisione Europea, durante il briefing quotidiano con la stampa a Bruxelles.

«Abbiamo bisogno di risultati chiari e tangibili sul terreno nei prossimi dieci giorni. O c'è un rischio che l'intero sistema collassi». Così il commissario europeo Dimitris Avramopoulos al termine del consiglio Interni Ue sulla crisi dei profughi. «Abbiamo tutti la responsabilità di aumentare i nostri sforzi per mettere in pratica le decisioni europee che sono state prese. Non c'è tempo per azioni non coordinate», aggiunge.


Anche l'Onu esprime «seria preoccupazione» per le misure decise la scorsa settimana a Zagabria dai capi della polizia di Macedonia, Serbia, Croazia, Slovenia e Austria. L'accordo per un nuovo sistema di controlli, selezione e registrazione dei migranti che verranno eseguiti una sola volta, al confine tra Grecia e Macedonia, comporta «conseguenze negative per i diritti umani dei migranti», sottolinea l'Alto commissario Zeid Ràad Al Hussein in un comunicato. 
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