Migranti, Usa pronti a prenderne 10 mila, l'Austria ora blocca i treni

Migranti, Usa pronti a prenderne 10 mila, l'Austria ora blocca i treni
di Francesca Pierantozzi
3 Minuti di Lettura
Venerdì 11 Settembre 2015, 06:17 - Ultimo aggiornamento: 09:11
PARIGI - A Bruxelles e a Strasburgo si «lavora duro» per trovare le regole comuni di un'accoglienza europea ai migranti, ma alle frontiere, in Ungheria, in Austria, in Macedonia, la tentazione di alzare muri resta forte. Davanti ai migliaia in fila sotto una pioggia incessante subito dopo Idomeni, villaggio greco di confine, il ministro degli Esteri macedone Nikola Poposki ha parlato di una necessaria «difesa fisica» contro la marea di migranti. Non necessariamente un «muro», ma forse il dispiegamento dell'esercito al confine con la Grecia, o ancora «le due cose insieme». E se ieri mattina è «saltato» il muro che aveva alzato la Danimarca, interrompendo il traffico ferroviario con la Germania e bloccando la superstrada che porta in Svezia, altre barriere chiudono altre frontiere.

In Austria è stato «completamente» sospeso il transito dei treni «da e per l'Ungheria» a causa di un «imminente sovraccarico» dovuto all'afflusso di migranti che vogliono entrare in Europa centrale e magari proseguire verso nord. Davanti «agli oltre 3mila profughi» fermi al valico di Nickelsdorf, le ferrovie austriache Obb hanno chiuso il collegamento Railjet sulla tratta Vienna-Budapest e anche il traffico dei treni regionali.



Si «difende» anche l'Ungheria, che ieri ha annunciato che registrerà tutti i profughi che presenteranno domanda di asilo, mentre rimanderà gli altri, quelli che non hanno diritto allo status di rifugiati - che per il governo «sono il 99 per cento» - nei paesi dai quali sono arrivati. Il ministro degli Esteri ungherese Peter Szijiarto ha giustificato la decisione di costruire una barriera difensiva al confine con la Serbia, affermando che Budapest si attiene con ciò alle regole Ue sui controlli alle frontiere esterne. Szijiarto ha inoltre ripetuto l'opposizione al sistema di quote obbligatorio previsto dal piano del presidente della Commissione Jean-Claude Juncker.



IL NODO SICUREZZA

Ieri mattina il parlamento di Strasburgo ha approvato a larga maggioranza un sistema che prevede misure di accoglienza straordinarie, ma anche meccanismi permanenti, e che apre subito le porte dell'Europa a 160mila rifugiati. Ma la discussione si annuncia difficile lunedì, quando il piano (al quale la Polonia ha detto sì), arriverà sul tavolo dei ministri dell'interno dell'Unione. «Stiamo lavorando duro e siamo fiduciosi di poter arrivare ad un accordo» ha detto il portavoce della Commissione Margaritis Schinas, ma ha ammesso che «non ci siamo ancora». Intanto dal segretario generale Onu, Ban Ki Moon, arriva una nuova sollecitazione a «fare di più». «Approvo l'iniziativa e la solidarietà globale che stanno dimostrando i capi di Stato e di governo europei, ma allo stesso tempo in considerazione della gravità e della proporzione di questa crisi - ha dichiarato Ban Ki Moon in un'intervista a Radio Vaticana - mi aspetterei naturalmente che i leader europei facessero di più. Aprano i confini e forniscano la necessaria assistenza umanitaria» a queste persone.

La bozza dell'accordo che si discuterà lunedì (in vista della quale oggi i Paesi dell'Est Europa terranno un vertice) prevede di poter «ritoccare» Schengen se le condizioni diventassero di estrema urgenza. Solo come «ultima risorsa e per proteggere gli interessi comuni - si legge nella bozza - il Consiglio potrà raccomandare che uno o più Stati reintroducano i controlli ai confini interni». All'esame, ma senza niente ancora di concreto, la possibilità di introdurre flessibilità alle regole del patto di stabilità per le spese sostenute dai paesi per rifugiati e migranti.

Per il ministro degli esteri Gentiloni, l'Europa è di fronte a un bivio: «o si fa l'Europa, o va a rotoli», ha detto ieri, definendo le proposte di Juncker «coraggiose ma non esaurienti». Intanto dagli Usa, il portavoce della casa Bianca Earnest ha fatto sapere che l'America è pronta a considerare di accogliere fino a 10mila siriani entro il prossimo anno.