«A quanto ne so, il 95 per cento dei progetti sulle nostre liste erano finti», avrebbe ammesso Yong Lei, controllore dei rischi. La società risulta completamente costruita sul cosiddetto schema Ponzi, che prende il nome da Charles Ponzi, italiano immigrato negli Stati Uniti negli anni Venti del Novecento che riuscì a truffare 40mila persone, arrivando a guadagnare 15 milioni partendo da soli due dollari. Secondo questo modello, vengono convinte persone poco esperte di finanza a investire parte dei propri risparmi, in cambio di ingenti guadagni e a condizione che aiutino a reclutare nuovi investitori.
Una situazione che a lungo andare è diventata esplosiva. La polizia ha cominciato a indagare su eZubao dallo scorso dicembre, quando alcuni risparmiatori avevano protestato davanti gli uffici governativi di Pechino. Ma scoprire tutte le persone e il denaro coinvolto è stato più difficile del previsto. Oltre 1200 libri contabili della società sono stati nascosti e poi ritrovati in buste di plastica, sepolti sotto terra nelle campagne della regione dell’Anhui. Il ministero della Pubblica sicurezza metterà presto a disposizione anche un sito internet in cui chiunque, registrandosi, potrà aggiungere propri dettagli alla vicenda.
Intanto, il sito web è stato è stato chiuso e tutti gli asset del gruppo posti sotto sequestro. Con i soldi ottenuti, il numero uno di eZubao avrebbe comprato una maxi-villa a Singapore dal valore di 18 milioni di euro e un anello con diamante da 1,6 milioni di euro per la sua fidanzata, oltre ad altri contanti messi da parte. In realtà, non è la prima volta che la Cina deve fronteggiare una crisi simile ai danni dei piccoli rispamriatori, ma è la prima volta che il numero di persone coinvolte e di denaro perso è così alto.
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