Mattarella negli Usa tra amicizia e difesa degli interessi italiani

di Massimo Teodori
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Lunedì 8 Febbraio 2016, 00:00
Il viaggio del presidente della Repubblica negli Stati Uniti è una tappa importante per la politica italiana. Oggi Sergio Mattarella sarà da Obama. Con il presidente Usa discuterà di alcune materie di comune interesse: il ruolo dell’Italia in Libia anche nel caso di operazioni militari, la lotta all’Isis, la stabilizzazione della nostra economia nel quadro del trattato di libero commercio tra Stati Uniti e Unione Europea (Ttip), i rapporti bilaterali con Russia e Iran, e l’attribuzione a uno Stato europeo di un seggio di membro non permanente del consiglio di sicurezza dell’Onu. 

Dalla Liberazione della penisola ad opera degli Alleati, i rapporti tra Italia e Stati Uniti sono una partnership speciale. Ieri l’Italia era sullo spartiacque della Guerra fredda; oggi si trova sul fronte caldo delle migrazioni da Sud a Nord. Il governo americano ha definito l’Italia «un apprezzato alleato della Nato» le cui basi hanno sede sul nostro territorio, dal Veneto alla Sicilia. Ma, al di là della dimensione politica e militare, c’è qualcosa di più profondo che lega le due nazioni. I milioni di italiani poveri che tra Ottocento e Novecento sbarcarono in America hanno dato vita a un gruppo etnico tra i più influenti nella vita pubblica. Lo testimoniano, ad esempio, i molti leader italo-americani di New York, dal mitico Fiorello La Guardia a Mario e Andrew Cuomo fino all’attuale sindaco Bill Di Blasio, la ex speaker della Camera dei Rappresentanti Nancy Pelosi, i giudici della Corte suprema Scalia e Alito, e i tanti businessmen di successo a partire da Amadeo Giannini, fondatore della Bank of America. 

Da questa parte dell’Atlantico, l’Italia non sarebbe entrata nel gruppo di testa dei Paesi sviluppati se buona parte della sua classe dirigente non avesse fatto un passaggio oltre oceano grazie agli scambi culturali tra i due Paesi che fin dal dopoguerra hanno permesso a migliaia di giovani di frequentare le istituzioni americane. La modernizzazione che ne è derivata ha investito anche i quadri delle forze armate che si sono formati a contatto con gli ambienti atlantici, motivo per cui i nostri reparti sono sempre più richiesti nelle missioni internazionali delle Nazioni Unite. 

L’attuale viaggio del Presidente tiene così viva la tradizione di amicizia che ha segnato in profondità la nostra storia. Nel gennaio 1947 il presidente del consiglio Alcide De Gasperi sbarcò a Washington, accompagnato dal direttore della Banca d’Italia Donato Menichella, e tornò in patria con la fiducia degli americani che gli consegnarono un assegno di milioni di dollari, indispensabile per la sopravvivenza e la ripresa dell’Italia prostrata dalla guerra. Nel maggio 1948 Luigi Einaudi, appena eletto presidente della Repubblica, inviò un amichevole telegramma ad Harry Truman per sottolineare che gli italiani con il massiccio voto avevano scelto l’Occidente. Dopo anni, nel 2015, l’ultimo interlocutore privilegiato della Casa Bianca, il presidente Giorgio Napolitano, è stato ringraziato da Obama per il contributo dato dall’Italia alla cooperazione internazionale. Non v’è dubbio che Sergio Mattarella, già vicepresidente del Consiglio e ministro della Difesa al tempo dell’intervento Nato in Kosovo, saprà anche questa volta difendere al meglio gli interessi nazionali. 

 
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