Londra, voto confermato giovedì: consensi in ribasso per May

Londra, voto confermato giovedì: consensi in ribasso per May
di Cristina Marconi
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Lunedì 5 Giugno 2017, 08:11 - Ultimo aggiornamento: 11:18

LONDRA - Una campagna elettorale breve e concitata, interrotta per la seconda volta per via di un attentato terroristico che ha scosso il paese nelle fondamenta, sta per concludersi con il più imprevedibile dei risultati. La decisione presa della premier Theresa May il 18 aprile di chiamare il paese alle urne per confermare il suo mandato e cercare di rafforzarlo è stata funestata da ogni tipo di incidente possibile due attacchi terroristici gravi, un attacco informatico che ha paralizzato il servizio sanitario nazionale per giorni, una paralisi informatica della British Airways che ha creato enormi disagi per tutto un fine settimana di ponte ma la premier ha resistito agli appelli di rinviare le elezioni e ha confermato che il voto si terrà come previsto giovedì prossimo, anche perché non ci sarebbero vie legali per rimandarlo o annullarlo. E a differenza di quanto avvenuto nel caso di Manchester, questa volta è stata la stessa May a indicare che già oggi si riprenderà la campagna elettorale per la volata finale in attesa del voto e di un risultato che continua ad essere molto più in bilico di quanto previsto inizialmente.

LE PREVISIONI
I sondaggi continuano a dare un vantaggio dei conservatori in via di assottigliamento, con il 43,2% dei voti secondo la media dei vari istituti, contro il 37,8% dei laburisti, il 7,9% dei Libdem e il 3,6% di Ukip, e se da una parte non tengono conto dell'attentato di London Bridge è vero che quello di Manchester di due settimane fa più grave, con le sue 22 vittime di cui molte minorenni non è servito a frenare l'emorragia di consensi di cui la May soffre da quando ha presentato un manifesto debole con una misura spaventosamente impopolare sui costi delle cure della demenza senile.

Gli attentati hanno già dimostrato in passato di non incidere più di tanto sul voto britannico. Basti ricordare come quasi esattamente un anno fa l'uccisione della deputata laburista e europeista Jo Cox non evitò che il paese, seppur addolorato per la morte della quarantaduenne, votasse a favore della Brexit. Le questioni di politica economica e sociale hanno da sempre l'impatto maggiore sull'elettorato britannico, oltre al fatto che la May, da ex ministro degli Interni poi diventata premier, non può non essere in parte associata al fallimento dell'intelligence che si è visto soprattutto in occasione dell'esplosione kamikaze alla Manchester Arena.

LA RISPOSTA
La risposta del suo rivale laburista Jeremy Corbyn agli attacchi delle ultime settimane è stata indignata, ma l'aspirante premier non ha rivelato strategie convincenti al di là di quella secondo cui una politica estera più attenta sarebbe lo strumento per ridurre il terrorismo nel Regno Unito. «Spero che rifletteremo sul bisogno di avere un numero sufficiente di agenti di polizia nelle nostre strade ma anche abbastanza intelligence per indagare sulla minaccia terroristica, ma come risposta, così come a Manchester, tutte le comunità devono unirsi», ha spiegato Corbyn, che come ministro dell'Interno propone la sua alleata storica Diane Abbott, giudicata morbida e impreparata.

IL DISCORSO
La May, al contrario, ha usato la giornata di ieri per fare un discorso sull'antiterrorismo duro, che in molti hanno criticato come una violazione della pausa della campagna elettorale, vista la quantità di misure che ha annunciato e che ovviamente avrebbero effetto solo se vincesse. Ma la sua immagine di donna risoluta ha subito danni considerevoli e, sebbene si pensi che finirà col vincere, non appare più come la lady di ferro il cui fantasma aveva cercato di rievocare all'inizio della campagna. Anche in campo europeo e in materia di negoziati sulla Brexit la sua strategia elettorale è stata dannosa, perché ha portato alla luce una tendenza a fare inversione di marcia che sicuramente da Bruxelles stanno studiando con attenzione. Per ora, come ha spiegato, «la violenza non può interrompere il processo democratico».

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