Londra, l'amico gli sfila una scarpa e la getta dal finestrino dell'auto: lui lo uccide con un pugno

Tom Hulme
di Federica Macagnone
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Sabato 11 Marzo 2017, 16:08 - Ultimo aggiornamento: 13 Marzo, 15:11

Se avesse saputo con chi aveva a che fare ci avrebbe pensato cento volte prima di fare quello scherzo che gli è costato la vita. Tom Hulme, un 23enne di Leeds che lavorava nella City di Londra, è morto per un'emorragia cerebrale causata da un pugno sferratogli alla nuca da Alexander Thompson, un 33enne che era in macchina con lui e che non aveva gradito vedersi sfilare una scarpa e vederla lanciare fuori dal finestrino da Tom. Il ragazzo non aveva capito fino in fondo quale grado di ubriachezza avesse raggiunto Alexander, che aveva già tre precedenti penali per violenze scaturite dal suo stato alcolico: quel giorno l'uomo aveva bevuto quattro pinte di birra a pranzo, prima di tornare al lavoro, e in seguito aveva tracannato altre cinque bottiglie di birra, quattro bicchieri di vodka, tre bicchierini di Jagermeister e, per completare il quadro, aveva sniffato cocaina. Ora, per quel pugno, Alexander è stato condannato a tre anni di reclusione.
 

 

La tragedia è avvenuta il 26 agosto scorso. Tom era andato a bere nel centro di Londra con alcuni colleghi, uno dei quali conosceva bene Alexander che si era unito a loro per andare a una festa. Una volta in auto, mentre tutti scherzavano, Tom, che era seduto davanti, ha sentito sulla schiena la pressione dei piedi di Alexander appoggiati sul retro del suo sedile: a quel punto, sempre per scherzo, gli ha sfilato una scarpa e l'ha gettata in mezzo alla strada sfidandolo ad andare a riprenderla. La reazione, però, non è stata né scherzosa né amichevole: Alexander, i cui freni inibitori erano stati completamente annullati dall'alcol, gli ha sferrato un pugno alla nuca attraverso il poggiatesta. Sulle prime non è sembrato a nessuno un colpo particolarmente violento, tanto che Tom è poi sceso dall'auto continuando a discutere con Alexander: poco dopo, però, il ragazzo è crollato in terra ed è stato ricoverato in ospedale, dove il giorno dopo è morto per un'emorragia subaracnoidea. 

Ora l'uomo, che ha subito ammesso le proprie responsabilità, è stato condannato a tre anni: distrutto, con gli occhi serrati, ha ascoltato in aula la ricostruzione dei fatti, la sentenza e le parole del giudice: «La vita di un giovane intelligente e di talento è stata spazzata via dopo che ti sei scagliato contro di lui in un momento di ubriachezza: ora dovrai convivere per sempre con questa responsabilità».

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