L'occasione Azerbaigian: si rafforza
la cooperazione con l'Italia

L'occasione Azerbaigian: si rafforza la cooperazione con l'Italia
di Marco ventura
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Mercoledì 16 Luglio 2014, 18:19 - Ultimo aggiornamento: 18:50
Un matrimonio che non conosce la crisi dei sette anni. La visita a Roma del presidente azero Ilham Aliyev ha coronato la lunga luna di miele tra Italia e Azerbaigian nel segno del gas e del made in Italy. Roma e Baku hanno stretto accordi e approfondito la cooperazione economica e culturale, centrale per la strategia energetica di tutta l’Europa in tempi di crisi con la Russia sull’Ucraina. I dati dei primi tre mesi 2014 dicono che da 7 anni Roma è il primo partner commerciale: l’interscambio nel 2013 ha toccato i 7.4 miliardi. Il saldo negativo per noi è di 6.4, causa l’import di idrocarburi. Ma le prospettive delle aziende italiane di ogni dimensione sono enormi: l’Azerbaigian è uno dei paesi ex sovietici col più elevato tasso di crescita (il 9.5 per cento nei settori non energetici), il PIL a 74 miliardi di dollari, procapite a 14mila, cifre invidiabili di rapporto debito/PIL (9.1 per cento) e disoccupazione (5.6).



Aliyev, 53 anni, succeduto nel 2003 al padre Heydar, è al terzo mandato. Docente di Relazioni internazionali, a 33 anni era già vicepresidente dell’Ente petrolifero di Stato, poi deputato e leader del partito YAP. Poliglotta (parla russo, inglese, francese e turco), punta sulla modernizzazione, la ricerca, la costruzione sapiente di una rete di relazioni equilibrate coi vicini. A Roma è stato accompagnato dai ministri degli Esteri, dell’Energia e della Cultura e ha incontrato il premier Renzi, il presidente Napolitano, il presidente del Senato, Grasso, e il sindaco di Roma, Marino.



L’ex premier Enrico Letta è andato a Baku nell’agosto 2013. In ottobre la decisione del Consorzio ShahDeniz II di convogliare entro il 2020 il gas azero in Europa tramite il gasdotto TAP (870 km, di cui 117 sottomarini) che dovrebbe raggiungere la costa salentina collegandosi alla rete Snam Rete Gas dopo aver tagliato Turchia, Grecia e Albania (contro il Nabucco West che l’avrebbe portato in Austria attraverso Bulgaria, Romania e Ungheria). Decisione provvidenziale visti gli attriti della UE col fornitore russo sull’Ucraina. A Baku, nel novembre 2013 è andata una delegazione d’imprenditori italiani. ICE, ANCE e Federprogetti hanno gettato le basi per nuove cooperazioni nelle costruzioni e nella sanità, per collegamenti stradali e ferroviari verso la Turchia e il nuovo porto azero sul Caspio. Altra tappa il 16 dicembre, con la firma di un protocollo di partenariato economico e, il giorno dopo, l’incontro dell’allora ministro degli Esteri, Emma Bonino, col presidente Aliyev per la cerimonia dell’accordo sul gasdotto TANAP-TAP.



Baku è di fatto il terminale cui guarda l’Europa per le sue politiche di sicurezza e diversificazione energetica (il 14 giugno era a Baku il presidente della Commissione UE, Barroso). Purtroppo e incredibilmente, in Italia ci sono resistenze locali “no Tap”. L’ipotesi di terminal è San Foca-Melendugno, studi alternativi su Brindisi e Otranto. Burocrazia e localismi creano ostacoli a una collaborazione promettente, per noi e tutta l’Europa. Basti pensare che l’Azerbaigian è il terzo fornitore di petrolio all’Italia dopo Russia e Libia. Sia l’attuale oleodotto Baku-Tbilisi-Cehyan, di cui l’ENI ha una quota del 5 per cento, sia il prossimo sistema di gasdotti Trans Caucasus, Trans Anatolian e Trans Adriatic promosso dalla compagnia petrolifera azera Socar, aprono una via di importazione dall’Asia Centrale che bypassa la Russia. La Saipem si è aggiudicata la fabbricazione, il trasporto e l’installazione di infrastrutture petrolifere “offshore” per lo sviluppo dei giacimenti petroliferi di Azeri-Chirag-Gunashli, mentre con BOS Shelf LLC e Star Gulf FZCO ha vinto in aprile un appalto di 1.8 miliardi di dollari (1.62 per Saipem). Altro esempio, Augusta Westland ha in corso una commessa per 10 elicotteri (valore: 115 milioni di euro). In generale, Baku è un mercato emergente per il made in Italy, dalle automobili all’arredo.



La cooperazione politica è rafforzata dal prestigio internazionale di Aliyev, presidente di turno del Consiglio d’Europa e ospite nel 2015 dei Giochi Europei. Il suo ruolo di stabilizzazione caucasica è strategico, la politica estera “multivettoriale” centrata sulla ricerca dell’equilibrio tra Russia (dove vivono 2 milioni di azeri), UE e USA, come tra Turchia (interesse condiviso nel “corridoio energetico meridionale”), Iran (sciita come l’Azerbaigian, con 15 milioni di azeri e più di 1000 km di confine in comune) e Israele (che esporta a Baku tecnologia militare e potrebbe far arrivare in Europa tramite il gasdotto Tap il gas del giacimento Leviathan).



Infine, un tema sempre evocato dagli azeri nei vertici è quello del Nagorno Karabakh, territorio azero abitato da armeni proclamatosi indipendente con una linea di fronte riaccesa periodicamente da scontri e tiri di cecchini. Quattro risoluzioni dell’ONU impongono il ritiro agli armeni, che hanno anche occupato sette zone cuscinetto attorno al Nagorno Karabakh. Baku spinge l’Italia a riassumere il ruolo importante che aveva come presidente del “gruppo di Minsk”, poi affiancata da Francia, Russia e Stati Uniti. Oggi silenti.
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