Dietro la mossa/ Smacco di Parigi nell’ex colonia priorità italiana

di Gianandrea Gaiani
4 Minuti di Lettura
Mercoledì 26 Luglio 2017, 00:33
Un successo indiscusso quello di Emmanuel Macron e della Francia, uno smacco diplomatico evidente per l’Italia.
Il vertice libico nel castello di La Celle Saint Cloud, alle porte di Parigi, tra il presidente del Consiglio presidenziale di Tripoli Fayez Sarraj e il comandante dell’Esercito nazionale libico Khalifa Haftar, è cominciato subito alla grande.
I due leader rivali, si sono stretti la mano, aspetto simbolico ma rilevante considerato che nel precedente incontro tenutosi negli Emirati Arabi Uniti gli osservatori avevano fatto notare proprio l’assenza di strette di mano tra Haftar e al-Sarraj.

<HS9>Che la Francia avesse in mano le carte necessarie a conseguire un importante successo diplomatico (solo il tempo dirà quanto fondato) è apparso chiaro anche quando in mattinata, molto prima dell’inizio dei colloqui (alle 15), la France Presse ha fatto trapelare il testo di una bozza di accordo in 10 punti la cui fonte era evidentemente l’Eliseo.
Di fatto l’intesa poi firmata nel pomeriggio da al-Serraj e Haftar che si sono impegnati per mettere fine alla lotta armata e “per tenere le elezioni in Libia la prossima primavera” come ha potuto annunciare Macron. «Ci impegniamo a cessare il fuoco e ad allontanare da qualsiasi uso delle forze armate, ad eccezione della lotta contro il terrorismo e condanniamo decisamente tutte le minacce alla stabilità del territorio» recita la dichiarazione congiunta Sarraj-Haftar.

<HS9>Molti gli aspetti da definire nei dettagli: tra i “terroristi” esclusi dal cessate il fuoco Haftar ha sempre incluso le milizie dei Fratelli Musulmani che in Tripolitania sostengono il rivale di al-Sarraj, Khalifa Ghwell.
Inoltre il testo parla anche di smobilitazione delle milizie e la costituzione di un esercito libico regolare, aspetto poco gradito alle milizie di Misurata alleate di al-Sarraj e ostili ad Haftar che le sta incalzando nel settore di Sirte e a sud, nel Fezzan.
<HS9>Macron ha ostentato piena padronanza del “dossier libico” incontrando prima singolarmente i due leader e poi in un summit a quattro, aperto all’inviato speciale dell’Onu per la Libia, Ghassan Salamé, libanese molto vicino a Parigi il cui compito era soprattutto testimoniare sul piano internazionale l’efficacia dell’iniziativa francese.
<HS9>Macron ha del resto confermato gli obiettivi del negoziato: “stabilizzare la regione, lottare contro i gruppi terroristici e, smantellare le filiere dell’immigrazione illegale”.

Una nota dell’Eliseo ha informato che l’iniziativa francese costituisce il prolungamento degli sforzi internazionali che sono stati condotti finora dall’Unione europea, l’Unione africana, ma anche dai Paesi della regione” mentre lo stesso Macron ha negato dissidi con l’Italia e ringraziato il “mio amico Paolo Gentiloni per l’impegno in Libia”.
<HS9>Convenevoli di circostanza a parte, il vertice parigino costituisce una sconfitta per l’Italia, scalzata nel suo ruolo di primo interlocutore con la sua ex colonia soprattutto a causa della sua confusa politica.
<HS9>A differenza dell’Italia, che prima sostenne Haftar facendo arrabbiare l’allora premier di Tripoli, Khalifa Ghwell, poi lo abbandonò per sostener al-Sarraj (ma non fino al punto da inviare le nostre navi in acque libiche), Parigi ha mantenuto negli ultimi 30 mesi una linea ambivalente e in fin dei conti pagante.
<HS9>Non ha mai fatto mancare la legittimazione al debole governo voluto dall’Onu ma ha continuato ad appoggiare militarmente (forze speciali, intelligence e supporto aereo) l’Esercito Nazionale Libico di Haftar impegnato a combattere qaedisti e altre milizie islamiste.

Per questo oggi Macron ha le carte in regola per gestire il negoziato mentre Roma registra serie difficoltà nel Mediterraneo: ha uno scarso peso in Libia (fatta eccezione per il lavoro di tessitura del ministro Minniti), pare incapace di ristabilire un dialogo costruttivo con l’Egitto dopo il caso Regeni e la sua iniziativa contro i flussi migratori illegali è inconsistente.
Come sempre accade in geopolitica, i vuoti di potere lasciati da qualcuno vengono sempre occupati da qualcun altro e la Francia di Macron sembra determinata a rinnovare il suo ruolo di leadership nel Mediterraneo anche a spese nostre non solo per gli indubbi interessi energetici (Total è presente in Cirenaica e l’export libico sta aumentando) ma anche perché, come ha ricordato il ministro degli Esteri francese Jean Ives Le Drian, “per il mio capo di Stato la Libia è una priorità”.

<HS9>L’Italia ieri ha poi rimediato un’altra sconfitta. Il Consiglio Europeo ha prorogato fino al 31 dicembre 2018 il mandato di Eunavfor Med, l’Operazione Sophia dell’Ue che avrebbe dovuto contrastare i trafficanti ma in due anni ne ha solo incentivato il business soccorrendo e poi sbarcando migranti illegali in Italia.
<HS9>Il rinnovo attribuisce nuovi compiti alla missione navale: maggiore condivisione di informazioni con gli altri organismi Ue, monitoraggio della Guardia costiera libica e controlli per impedire vendite illegali di petrolio libico ma, a quanto sembra, nulla di rilevante sul fronte del contrasto ai trafficanti.
<HS9>Nella battaglia con l’Europa per ottenere la suddivisione degli oneri dell’accoglienza, l’Italia aveva fatto sapere di voler condizionare il rinnovo dell’Operazione Sophia alla disponibilità dei paesi che hanno schierato le loro navi a sobbarcarsi una quota di migranti. Pregiudiziale di cui non c’era traccia nel dibattito di ieri così come è stato assente quel passaggio alla “Fase 3” che consentirebbe alle navi europee di entrare in acque libiche, cooperare con la Guardia costiera di Tripoli e contrastare direttamente i trafficanti bloccando i flussi migratori.
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA