Libia, Renzi: no irresponsabili accelerazioni, unica priorità nuovo governo. Gli Usa spingono sull'intervento

Libia, Renzi: no irresponsabili accelerazioni, unica priorità nuovo governo. Gli Usa spingono sull'intervento
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Sabato 5 Marzo 2016, 00:19 - Ultimo aggiornamento: 15:09

Matteo Renzi è furioso per ricostruzioni di stampa nelle quali viene pianificato nei minimi dettagli l'intervento militare italiano in Libia. «Irresponsabili accelerazioni», tagliano corto fonti di Palazzo Chigi che sottolineano il silenzio e la «grande cautela» del premier. L'unica priorità del governo in questo momento è diplomatica per garantire la formazione di un nuovo governo. Certo, la previsione dell'ambasciatore Usa a Roma John R. Phillips di un impiego di «fino a 5mila militari» italiani dà il senso delle aspettative internazionali sul ruolo guida dell'Italia ma il presidente del consiglio predica prudenza, consapevole anche dell'impopolarità tra i cittadini di un'azione militare.

«La linea di prudenza del Governo, espressa più volte dal ministro Pinotti è assolutamente chiara e non lascia spazio a dubbi». Lo ha detto il generale Claudio Graziano, Capo di stato maggiore della Difesa rispondendo a una domanda su un eventuale intervento italiano in Libia, a margine della cerimonia di cambio al vertice del Joint Force Command della Nato. «Non si può essere leggeri quando si tratta di argomenti tanto seri per la sicurezza del Paese e dei nostri militari» ha detto il generale Graziano che si è dichiarato «assolutamente sorpreso per le ricostruzioni giornalistiche che continuano a imperversare».

La liberazione di Gino Pollicardo e Filippo Calcagno fa tirare un sospiro di sollievo dopo la morte di Fausto Piano e Salvatore Failla. Ma, spiegano fonti qualificate, fino a che i due tecnici della Bonatti non saranno completamente al sicuro, è meglio mantenere, anche nelle dichiarazioni pubbliche, un basso profilo e lasciar portare a termine il lavoro di intelligence in corso per riportare a casa i due italiani. Per questo nessuno delle più alte cariche dello Stato, né il presidente della Repubblica Sergio Mattarella né il premier Matteo Renzi, ha espresso soddisfazione per una vicenda che sembra volgere al lieto fine. 

La vicenda degli ostaggi italiani dimostra come la Libia sia nel caos. E nel governo avvalora la tesi che vadano evitati salti nel buio e fughe in avanti. D'altra parte, come attesta anche l'ultimo sondaggio Ixè, in esclusiva per Agorà, l'81 per cento degli italiani è contrario ad un intervento militare. Davanti ad un'opinione pubblica spaventata e impaurita dai rischi di attentati terroristici, Renzi chiede a tutti «un grande senso di responsabilità come si addice a un grande paese come l'Italia». Prima di pensare ad un intervento militare, a un «presunto sbarco in Normandia frutto più che altro della fantasia di qualcuno», è l'immagine del presidente della Commissione Difesa del Senato Nicola Latorre per fermare la ridda di piani sui giornali, bisogna lavorare per la stabilizzazione politica della Libia e la creazione di un governo, che ad oggi non sembra ancora una prospettiva immediata. A questo lavora il presidente del consiglio che ha in programma una fitta agenda diplomatica.

Se nella conference call di  con Renzi, Putin, Cameron, Merkel e Hollande, si è discusso, a quanto si apprende, solo di Siria, è probabile che martedì prossimo, nel bilaterale a Venezia con il presidente francese, la situazione libica sarà affrontata. Italia e Francia hanno una visione comune: fonti dell'Eliseo riferiscono che la «condicio sine qua non» per intraprendere qualsiasi iniziativa internazionale in Libia è avere «un governo di unità nazionale». «L'Italia - spiegano a Parigi - avrà un ruolo molto particolare sulla Libia. La Francia tiene molto a fare in modo che ci sia una perfetto coordinamento su questa questione».   

Una linea della cautela che sembra accomunare la gran parte delle forze politiche in attesa che mercoledì il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni riferisca alle Camere. Romano Prodi torna a ribadire che «la guerra è l'ultima cosa da fare: o c'è una vera unità che ti chiama e allora vai a ricostruire lo Stato oppure chiunque vada è nemico del popolo». E anche il fronte delle opposizioni frena: «Spero che il governo non commetta l'errore di intervenire», si augura Silvio Berlusconi.


 

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