Libia, attentato Isis: il disperato appello dei medici dell'ospedale di Zliten: «Decine di vittime, siamo senza medicine»

Uno dei fogli riempiti dal sottor Ben Halem e diffusi sui social nelle ore successive all'attentato a Zliten
di Giulia Aubry
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Giovedì 7 Gennaio 2016, 21:51 - Ultimo aggiornamento: 8 Gennaio, 19:18

Senza medicine. Senza sangue per le trasfusioni. Senza gli strumenti per visitare i malati ed operare i feriti. L'ospedale di Zliten ha accolto in queste condizioni le vetture private e i mezzi adibiti ad ambulanze di fortuna che hanno portato le decine di feriti, e gli oltre 70 corpi senza vita, degli uomini e delle donne coinvolti nell'attentato di Isis contro un centro di addestramento della Polizia libica della città.

“C'erano decine di cadaveri. C'erano feriti gravi – hanno raccontato ai primi giornalisti giunti sul posto gli operatori sanitari della struttura – abbiamo usato tutto ciò che avevamo e che era possibile reperire nelle farmacie di Zliten”. Troppo poco per affrontare un'emergenza di queste proporzioni. Una situazione disperata. Ma la normalità in un paese che, dal 2011, affronta una situazione di instabilità politica – dalla guerra civile contro Gheddafi fino alla presenza di due differenti governi a Tripoli e a Tobruk – che ha profondamente indebolito la sua economia, aprendo così spazi all'infiltrazione dall'estero di elementi violenti dell'estremismo islamico. “Non abbiamo strumenti medici sufficienti per affrontare quanto sta succedendo e non sappiamo a chi rivolgerci per ottenerli. Non abbiamo idea di come cureremo nei prossimi giorni i feriti più gravi e, forse, neanche quelli le cui condizioni appaiono meno preoccupanti”, continua una donna che preferisce restare anonima.

L'attentato, immediatamente rivendicato dallo Stato Islamico, è il primo di questo genere nel paese nordafricano e - certamente - tra i più gravi per il numero di vittime. Molti osservatori politici internazionali lo hanno interpretato come un attacco diretto al recente accordo di unità nazionale tra il governo di Tripoli e quello di Tobruk, salutato - anche in Italia - come un primo passo verso la soluzione di una situazione complessa e pericolosa anche per il nostro Paese. Per chi vive in Libia - nella piccola città di Zliten come nelle altre realtà abitative della regione - l'impatto di una nuova crisi o di un indebolimento della nuova fragile alleanza avrebbero conseguenze ancor più disastrose sulla vita quotidiana delle persone.

L'ospedale di Zliten, e il suo grido disperato, divengono così la metafora di un paese che, al di là della gravità dell'efferato atto compiuto dagli uomini dell'autoproclamato Califfato, deve combattere ogni giorno per garantire la sopravvivenza dei propri abitanti. Come fa Abd Almotaleb Rajab ben Halem, il direttore della struttura ospedaliera della città libica, che di fronte all'emergenza - dopo aver cercato di dare tutto il proprio aiuto e contributo ai feriti in arrivo, e il supporto morale alle loro famiglie – non ha potuto far altro che sedersi alla sua scrivania con carta e penna, e buttare giù un elenco di medicine e di strumenti di cui l'ospedale ha urgente bisogno. Ben Halem ha riempito fogli protocollo con la sua grafia precisa, compilando lunghi elenchi in inglese e in arabo.

Se fosse vissuto un centinaio di anni fa forse avrebbe messo quei fogli in una bottiglia e li avrebbe affidati al mare nella speranza che qualcuno li leggesse e gli facesse arrivare medicine e strumentazioni mediche. Ma nel XXI secolo lui e i suoi collaboratori hanno affidato la loro richiesta al web e ai social… Hanno fotografato i fogli e li hanno pubblicati su twitter, facebook e ovunque qualcuno potesse vederli. In pochi minuti le persone hanno cominciato a condividere il “messaggio nella bottiglia” dell'ospedale di Zliten. Un luogo divenuto tristemente famoso per un giorno che vuole, però, continuare a esistere. Anche grazie all'aiuto di chi leggerà quelle liste e magari farà sentire la sua voce alla comunità internazionale, alle organizzazioni non governative. A tutti coloro che fino a oggi non sapevano neppure che Zliten esistesse, ma che adesso possono fare qualcosa perchè non sia dimenticata.

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