Kazakistan, Nazarbaiev trionfa ancora: 97% dei voti

Kazakistan, Nazarbaiev trionfa ancora: 97% dei voti
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Lunedì 27 Aprile 2015, 00:58 - Ultimo aggiornamento: 28 Aprile, 12:49
Sembrava impossibile migliorarsi invece è accaduto. Nursultan Nazarbaiev, il presidentissimo del Kakakistan è stato confermato alla guida del Paese avvicinandosi ancora di più al cento per cento dei suffragi.



È riuscito a battere se stesso e i suoi primati plebiscitari. I risultati delle elezioni presidenziali anticipate in Kazakistan non sono ancora ufficiali, ma un exit poll del centro kazako di ricerca Istituto Democratico dà al presidente uscente (e ora rientrante) Nursultan Nazarbaiev il 97,5% dei consensi, ancora meglio del voto plebiscitario del 2011 (quasi il 96%).



Nessuno dubitava che il settantaquattrenne capo di Stato uscente, alla guida del Paese dal 1989, si sarebbe auto perpetuato per altri cinque anni, sino al 2019, con un risultato analogo a quello delle quattro precedenti elezioni, forte di una affluenza che domenica ha toccato il record del 95,11%.



Del resto è stata una gara senza veri rivali: l'opposizione, che gli rimprovera una politica repressiva in materia di diritti umani, ha rinunciato a presentare candidati contro un «voto farsa», mentre gli unici due sfidanti sono figure di basso profilo, entrambe leali al potere: Turgun Syzdykov, 67 anni, candidato del partito comunista, di cui è stato un alto dirigente, e l' «indipendente» Abelgazi Kusainov, 63, capo della federazione dei sindacati dopo aver ricoperto vari posti ministeriali. Secondo lo stesso exit poll, hanno ottenuto rispettivamente l'1% e il 2%.



Anche l'Osce, nella sua relazione pre-elettorale, ha denunciato l'assenza di concorrenza e la soverchiante presenza del presidente su media e pubblicità elettorale. Nazarbaiev, il “leader della nazione”, dal 2007 senza limiti di mandato, chiamato affettuosamente «papa», ha puntato sul mantra della stabilità del Paese più prospero dell'Asia centrale, con le sue riserve di gas, petrolio ed altre materie prime che ne fanno la seconda economia dell'ex Urss, dopo la Russia: «le attuali elezioni rafforzeranno la stabilità del Kazakistan. Questa rimane la principale condizione per lo sviluppo sostenibile del nostro Paese e per completare gli obiettivi su larga scala di modernizzare la nostra economia e la nostra società», ha ripetuto il satrapo kazako, che ha saputo attrarre oltre 200 miliardi di investimenti stranieri diretti. E, in caso di vittoria, ha promesso cinque riforme costituzionali nel campo politico, economico e sociale.



Giocando la carta delle elezioni anticipate di un anno, Nazarbaiev ha congelato il cruciale problema della sua successione ed evitato il rischio di veder calare il suo consenso per la crisi economica, legata al crollo del prezzo del petrolio (principale fonte di reddito del Paese) e ai contraccolpi delle sanzioni occidentali contro suo alleato russo per la crisi ucraina. Ora è anche più libero di prendere misure eventualmente impopolari, maggiormente incisive degli slogan populistici apparsi recentemente nei supermercati, come «comprate made in Kazakhistan» o «fabbricato in Kazakhistan».



Si tratta di una campagna di promozione dei prodotti locali per far fronte all'invasione delle merci russe, diventate più convenienti dopo la forte svalutazione del rublo. Tra Astana e Mosca è in corso una vera battaglia commerciale, con reciproche misure protezionistiche nonostante la comune Unione doganale.



Usando ufficialmente i motivi sanitari come pretesto, il Kazakistan ha introdotto una serie di restrizioni all'importazione di vari prodotti alimentari russi, dal cioccolato ai prodotti a base di carne suina, e ha sospeso per 45 giorni l'acquisto di benzina e gasolio russi per proteggere il mercato interno. Mosca ha risposto con l'embargo su prodotti lattieri, frutta e legumi kazaki per ragioni analoghe.



Come se non bastasse, nei giorni scorsi il vice ministro dell'economia, Timut Yaksilikov, ha bocciato la recente proposta di Putin di una moneta comune per gli ex Paesi sovietici che faranno parte dell'Unione Euroasiatica.



In ogni caso Nazarbaiev resta pur sempre il migliore e più potente alleato di Putin nell'ex Urss, anche se mantiene ampi margini di manovra con la Cina e l'Occidente, grazie ad una intelligente politica di bilanciamento. Il problema è quello che succederà dopo Nazarbaiev, per il quale questa è sicuramente l'ultima rielezione.