Subito dopo la triplice esplosione tutti i ministri sono stati portati via dalle loro guardie del corpo, e sembra che solo Feroz sia rimasto ferito, mentre Abdullah e Rabbani si sono fatti intervistare per provare il loro stato di salute buono. Dopo aver condannato l'attentato, che porta a quasi 120 il numero delle vittime fatali dei tre attentati a Kabul, Ghani ha sostenuto che «i gruppi terroristici complottano per seminare il caos. Rivolgo un appello all'unità - ha aggiunto - e invito tutti a non cadere nella trappola collocata dai nemici nel nostro Paese». Ma non c'è dubbio che l'allarme per il governo sia massimo, dato che i servizi di intelligence e i vertici militari afghani sembrano incapaci di contenere l'attività dei terroristi, neppure quando si tratta della zona di massima sicurezza di Kabul o di attività a cui partecipano le massime autorità dello Stato.
Logica conseguenza di questo è quindi il buio pesto degli inquirenti sulle responsabilità del massacro nel cimitero.
Per il primo attentato la Direzione nazionale della sicurezza (Nds) afghana aveva puntato il dito contro la Rete Haqqani che avrebbe agito con l'appoggio dei servizi pachistani (Isi). Ma a sostegno di questo nono sono state fornite per ora prove convincenti. E di nuovo oggi, come già mercoledì, i talebani dell'Emirato islamico dell'Afghanistan hanno tempestivamente escluso ogni loro responsabilità (e quella degli Haqqani ad essi associati), mentre nessun altro gruppo ha rivendicato l'attentato.
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