Il giorno dopo è il giorno del bilancio. Una conta terribile, che quantifica l'ennesima strage terroristica di cui è vittima Istanbul. Nell'aeroporto Ataturk, nella capitale turca, un commando ha sparato sulla folla e poi tre kamikaze si sono fatti saltare in aria. Sono almeno 43 i morti, di cui 19 stranieri, e 239 i feriti. Tra le vittime ci sarebbero 13 stranieri (fra cui un ucraino, un iraniano, 6 sauditi - tra cui almeno 3 anche con cittadinanza turca -, 2 iracheni, un tunisino, un uzbeko, un cinese, un giordano) e 23 cittadini turchi. Altri 5 iraniani sono tra i feriti. Almeno 3 delle vittime risultano avere una doppia cittadinanza, turca e straniera. Secondo quanto dichiarato dall'ambasciatore palestinese in Turchia, tra i morti c'è anche una donna palestinese di 28 anni, Nisreen Melhem, in vacanza a Istanbul con la famiglia. Altri 6 palestinesi risultano feriti.
Uno dei kamikaze secondo il premier turco avrebbe fatto da ariete, colpendo armato dall'esterno dell'aeroporto. Alla luce di questa dinamica, «potrebbe essere necessario prendere misure contro attacchi armati anche all'esterno» degli aeroporti, dove «aumenteremo il numero degli agenti di sicurezza con un addestramento specifico», ha spiegato il premier turco.
Stamattina l'aeroporto è stato parzialmente riaperto. L'Iran ha sospeso per il momento i voli tra Teheran e l'aeroporto internazionale di Istanbul. Air Serbia ha annullato i due voli di oggi andata e ritorno Belgrado- Istanbul. Le autorità hanno reso noto che finora tra le vittime dell'attentato non risultano cittadini serbi.