Da qui, l'idea di questo programma: punta ad una sorta di 'reindirizzamentò online e ad una controinformazione mirata per quelle persone più deboli e vulnerabili alla propaganda dell'Isis. In pratica, il software piazza dei messaggi pubblicitari accanto ai risultati di ricerca e alle parole chiave che vengono inserite online più frequentemente dalle persone attratte dal Califfato. Questi annunci, in arabo e in inglese, portano a video su YouTube preesistenti che Jigsaw crede possano annullare il «lavaggio del cervello» subito dai soggetti più influenzabili in Rete: testimonianze di ex estremisti o imam che denunciano la corruzione dell'Islam operata dallo Stato islamico.
Un progetto pilota del programma Redirect Method è stato portato avanti a inizio del 2016: nel corso di due mesi, più di 300mila persone sono state "condotte" ad un'informazione anti-Isis.
Secondo le stime dei ricercatori, gli utenti hanno cliccato su questi contenuti fino a quattro volte di più delle classiche campagne pubblicitarie. E questo mese Jigsaw prova a rilanciare una seconda fase del progetto, concentrandosi prevalentemente negli Stati Uniti e applicando il metodo anche ai messaggi razzisti. Google e YouTube non sono gli unici big della tecnologia a contrastare online i contenuti jihadisti. A metà agosto Twitter ha reso noto di aver chiuso in due anni 360mila profili che in qualche modo erano collegati al terrorismo.
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