Ecco i luoghi dell'Isis: la campagna marketing dei jihadisti su Twitter

Ecco i luoghi dell'Isis: la campagna marketing dei jihadisti su Twitter
di Giulia Aubry
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Martedì 13 Gennaio 2015, 15:22 - Ultimo aggiornamento: 21:31

Mentre tutto il mondo condanna gli eventi di Parigi e si indigna per i terribili hashtag a supporto dei terroristi, l’autoproclamato Stato Islamico promuove su twitter “i luoghi più belli del Califfato” come se fosse un’agenzia di viaggi o avesse deciso di aprire un Ministero del Turismo e dei Beni Culturali da affiancare a quello della Propaganda, dell’Istruzione e della Sha’ria.


Dalla fine dello scorso anno, e con un’intensità via via maggiore che ha raggiunto il suo apice proprio in questi giorni, sostenitori di IS hanno cominciato a pubblicare foto della provincia di Diyala, a nord di Baghdad, di Al-Khafsa, Homs, Aleppo in Siria e di altri luoghi simili.

L’hashtag, rigorosamente in lingua araba è (in una approssimativa traduzione italiana) #LuoghiSottoLaLeggeDelCaliffato. I tweet mostrano soprattutto fiumi, ponti e viadotti, ma non mancano immagini di fiori e di alberi da frutto e, addirittura, romantici tramonti. E per i più “concreti” nella loro militanza, è tutto un fiorire di fortificazioni e vestigia risalenti agli assiro-babilonesi dove ora svettano le bandiere nere di IS, ma sempre sullo sfondo di cieli azzurri e in un clima di “pace e serenità”.

I tweet e re-tweet sembrano ripetere uno schema, riproponendo un’immagine specifica che viene twittata, re-twittata o inviata ad account “amici” ogni giorno da diversi militanti e simpatizzanti di IS, in maniera non dissimile a quanto accade anche in Italia con le foto di luoghi di villeggiatura o scorci di paesaggi mozzafiato che vengono inviati e condivisi con amici. Gli stessi account, però, pubblicano anche immagini violente e incitamenti alla jihad e si rivolgono prevalentemente, come si può dedurre dall’uso specifico della lingua araba, a connazionali che già vivono, o si trovano nella vicinanze, del “nuovo” Stato.

La pubblicazione di località identificabili (addirittura di specifiche infrastrutture come i ponti, o di luoghi strategici come i fiumi) sembra andare decisamente in controtendenza rispetto alle direttive sull’utilizzo dei social media date da IS ai propri membri e ai combattenti presenti sul territorio. Sino ad oggi i tramonti e le albe su Aleppo, Homs o la provincia di Diyala erano state a unico appannaggio delle moglie dei mujhaideen, le donne che raccontano le loro vicende di mogli e madri nei loro blog e micro-blog di propaganda.

Mentre c’è chi cerca di capire se ci sia effettivamente un altro significato nelle immagini postate (come una sorta di messaggio o comunicazione che possa essere compresa solo da uno specifico gruppo di riferimento), non si può però non notare la somiglianza tra queste fotografie e le immagini mostrate nell’ultimo video di John Cantlie, il prigioniero britannico diventato (egli-nonostante) un narratore delle vicende dello Stato islamico, in cui vengono mostrate le strade di Mosul, città dell’Iraq conquistata dagli uomini di IS, come di un luogo dove sembrano regnare la pace e la sicurezza, nella versione tristemente nota delle dittature e degli stati di terrore.