Libia, Isis in crisi: per finanziarsi vende polli e uova per le strade di Sirte

Le strade di Sirte
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Mercoledì 4 Maggio 2016, 13:05 - Ultimo aggiornamento: 5 Maggio, 00:15
Sempre più in difficoltà nel reperire fondi, i jihadisti del sedicente Stato islamico in Libia si dedicano ad attività alternative, come la vendita di polli e uova per le strade di Sirte. È quanto risulta dal racconto dei residenti della città costiera, riportato dal sito Middle East Eye. Messi da parte fucili e mitragliatrici, ma non le divise nere e i passamontagna che coprono il loro viso, su ordine della leadership locale i jihadisti si improvvisano venditori ambulanti di pollame proveniente da allevamenti di cui hanno preso il controllo al loro arrivo in città. «I miei parenti - ha riferito uno dei testimoni - mi raccontano di vedere gente dell'Is per le strade, con le divise nere e il volto coperto, a vendere sia polli che uova. E li vendono a prezzi molto bassi, appena uno o due dinari».

I jihadisti di Sirte, bersaglio nei mesi scorsi dei due governi libici rivali, sono oggi nel mirino delle forze fedeli al governo di concordia di Fayez Al Serraj, che preparerebbe un'offensiva con il sostegno dalle forze speciali di paesi come Usa, Regno Unito e Francia. Nel frattempo, l'esercito del generale Haftar da Tobruk avanzano nel deserto e si avvicinano alla città. In una situazione di crescente isolamento, l'Is avrebbe difficoltà anche a pagare i salari dei suoi uomini. Così avrebbe cominciato a imporre tasse ai commercianti, ma anche una sorta di canone di affitto ai residenti di alcune abitazioni lussuose sulla costa, un tempo appartenenti al clan del colonnello Muammar Gheddafi.

La situazione umanitaria a Sirte è disastrosa, con una carenza ormai grave di cibo e medicinali e con frequenti interruzioni della corrente elettrica e delle comunicazioni. «Tutti provano a scappare - ha raccontato un testimone - soprattutto ora che ci dicono che una battaglia per riconquistare Sirte dovrebbe cominciare a breve». La 43enne Iman, fuggita la scorsa settimana con i suoi due figli, ha raccontato che i jihadisti sottraggono tutto quello che possono a chi tenta la fuga. «Ci hanno tolto il cibo e i fornelli per cucinare - ha spiegato - ci hanno fatti partire solo con gli abiti che avevamo addosso. E a qualcuno è anche stato vietato di partire».

In assenza di altre risorse, a Bin Jawad, 150 km circa a est di Sirte, l'Isis ha anche reintrodotto le banconote dell'era di Gheddafi, trovate nei depositi delle banche locali, e «costringe i commercianti ad accettarle», come ha raccontato Mohamed, un residente fuggito a Tripoli.
E anche i rapimenti sono all'ordine del giorno. Secondo un altro testimone, a Bin Jawad se ne contano almeno 150 da gennaio. Il riscatto richiesto per il rilascio degli ostaggi è di 2.500 dinari, pari a poco più di 1.800 dollari.
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