L'Isis minaccia gli Stati Uniti, in un video la decapitazione del reporter James Foley

L'Isis minaccia gli Stati Uniti, in un video la decapitazione del reporter James Foley
4 Minuti di Lettura
Martedì 19 Agosto 2014, 12:51 - Ultimo aggiornamento: 20 Agosto, 11:04

La campagna di terrore del famigerato Stato islamico in Iraq e nel Levante (Isis) raggiunge gli Usa: gli jihadisti che hanno preso il controllo di buona parte del territorio iracheno e siriano hanno annunciato ieri sera la decapitazione di un giornalista freelance americano rapito in Siria nel 2012, James Foley, postando in internet un video in cui si vede un terrorista che sembra tagliargli la gola.

Nel filmato si vede poi anche un altro giornalista americano, Steven Joel Sotloff, a sua volta rapito in Siria: «La vita di questo cittadino americano, Obama, dipende dalle tue prossime decisioni», minaccia il terrorista.

Si tratta di un filmato, di meno di 5 minuti, dal titolo «Messaggio all'America» e in cui compare la scritta: «Obama ha autorizzato operazioni militari contro lo Stato islamico ponendo effettivamente l'America su un piano scivoloso verso un nuovo fronte di guerra contro i musulmani».

Poi, si vede quando nelle settimane scorse il presidente Obama dalla Casa Banca ha annunciato l'avvio di raid aerei Usa in Iraq. L'attendibilità del filmato non può essere verificata, ma è certamente agghiacciante, e credibile. Nelle immagini successive si vede Foley nel deserto, in ginocchio, con indosso una tuta arancione. Accanto a lui c'è un terrorista, interamente vestito di nero e col volto coperto. Poi si vede Foley che parla contro la guerra in Iraq e «la recente campagna aerea».

E ancora, il terrorista che in inglese dice: «questo è James Foley, un cittadino americano... i vostri attacchi hanno causato perdite e morte tra i musulmani... non combattete più contro una rivolta, noi siamo uno stato, che è stato accettato da un gran numero di musulmani in tutto il mondo. Quindi, ogni aggressione contro di noi è un'aggressione contro i musulmani e ogni tentativo da parte tua, Obama, di attaccarci, provocherà un bagno di sangue tra la tua gente».

A quel punto il terrorista mette un lungo coltello alla gola dell'ostaggio, e inizia vigorosamente a tagliare. Nell'immagine successiva si vede il corpo del giornalista riverso per terra, nel sangue, e la sua testa mozzata sulla schiena.

«Siamo inorriditi dall'uccisione brutale di un giornalista americano innocente», ha detto la portavoce del Consiglio per la Sicurezza nazionale americana Caitlin Hayden, precisando che «l'intelligence Usa sta lavorando per determinare l'autenticità del video postato dall'Isis».

Foley è stato rapito il 22 novembre 2012. Fino al giorno prima aveva inviato reportage e video dal nordovest della Siria, teatro di violenti scontri tra ribelli e regime di Damasco. Secondo le ricostruzioni, sarebbe stato prelevato nelle vicinanze di Taftanaz, insieme al suo autista e al suo traduttore, che sono poi stati rilasciati.

Reporter di guerra esperto, Foley aveva già coperto i conflitti in Afghanistan e Libia. Nell'aprile 2011 era già stato vittima di un rapimento nell'est della Libia, ad opera di un gruppo di sostenitori del regime di Gheddafi. Con lui erano stati prelevati altri due giornalisti, l'americana Clare Gillis e lo spagnolo Manu Brabo, mentre un quarto, il sudafricano Anton Hammerl, era stato ucciso. I tre avevano passato 44 giorni in prigionia prima di essere liberati.

Dopo il suo rapimento, la famiglia Foley ha creato un sito web (www.freejamesfoley.com) per chiedere il suo rilascio e sensibilizzare l'opinione pubblica. Oggi, quel sito, in cui sono pubblicate molte notizie del giornalista, è stato rapidamente inondato di messaggi di cordoglio, diffusi via Twitter da tutto il mondo.

Le minacce agli Usa: «Affogherete nel sangue». I terroristi islamici dell'Isis erano già tornati a minacciare gli Stati Uniti. E lo hanno fatto all'occidentale, pubblicando in rete un video in cui inviano un messaggio di morte agli americani, promettendo loro di farli «affogare tutti nel sangue».

Nel video scorrono le immagini di soldati americani in Iraq che vengono colpiti da cecchini, e quelle di diversi automezzi dell'esercito Usa che vengono fatti saltare in aria.

Il filmato, esplicito e agghiacciante, inizia con l'hashtag #AmessagefromISIStoUS, di cui da giorni si servono gli integralisti islamici per minacciare gli Usa sui social network e che in poco tempo è diventato un modo per condividere qualunque genere di atrocità.

Uno dei tanti messaggi postati avverte gli Stati Uniti che i militanti dell'Isis sono pronti a colpire gli Usa dappertutto.

L'utente @Sunna_rev, in particolare, scrive: «Siamo nel vostro Stato, nelle vostre città, nelle vostre strade. Siete nostri obiettivi ovunque», accompagnando il tweet con delle foto che ritraggono degli edifici pubblici statunitensi.

Tante le folli risposte di solidarietà, ma anche quelle indignate. Alcune addirittura sfociano nella rabbia e nella contro-provocazione, fra cui quella di @darksecretplace, probabilmente un soldato americano, che scrive: «Sono stato nelle VOSTRE città! E vi ho regalato dei viaggi per il Paradiso. Avete gradito il mio lavoro?».

© RIPRODUZIONE RISERVATA