L’ombra dell’Isis/ L’anomalia di un attacco alla Germania

di Alessandro Orsini
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Sabato 23 Luglio 2016, 00:33
L’attacco di Monaco potrebbe essere stato opera di un gruppo neonazista oppure di un gruppo jihadista. Un testimone sembrerebbe condurre verso la pista di estrema destra, dal momento che attribuisce, a uno solo degli attentatori, alcune frasi contro gli immigrati. Un’altra testimone, invece, dichiara di avere sentito gridare: «Allah è grande», il che spingerebbe verso la pista jihadista.

Se si trattasse di terroristi di estrema destra, l’attentato non stupirebbe. In tempi relativamente recenti, l’Europa occidentale è stata sconvolta da due attentati gravi. Il primo fu opera di Anders Breivik, il 22 luglio 2011, che provocò la morte di 77 persone, ad Oslo e sull’isola di Utoya. Il secondo attentato di estrema destra avvenne a Firenze e fu opera di Gianluca Casseri, il quale sparò, a sangue freddo, contro due senegalesi, Samb Modou e Diop Mor, uccidendoli, il 13 dicembre 2011. Casseri e Breivik volevano urlare il loro odio contro gli immigrati, i musulmani e la società multietnica. Tuttavia, i terroristi di estrema destra scelgono con molta attenzione le loro vittime. In genere, non corrono il rischio di uccidere persone che abbiano le loro stesse idee, ricorrendo al massacro indiscriminato.

Breivik aprì il fuoco contro un gruppo di giovani militanti di sinistra, favorevoli alla società multietnica. Casseri sparò contro due uomini di colore.
Affidiamoci, adesso, alla seconda testimone e ipotizziamo che Monaco sia stata colpita dall’Isis. Se così fosse, abbiamo bisogno di una formula che dia un ordine al caos scatenato dagli attentati dell’Isis contro le città occidentali. La formula è: «Arretramento in casa, avanzamento all’estero». Le organizzazioni jihadiste, impegnate a costruire il califfato in casa propria, realizzano attentati contro i paesi stranieri, da cui sono combattuti militarmente, quando sono costrette ad arretrare sul proprio territorio. Questa regola non soffre eccezioni di sorta. Vale per al Shabaab in Somalia; per Boko Haram in Nigeria e per lo Stato Islamico che, non a caso, ha finora colpito soltanto i paesi occidentali impegnati nei bombardamenti aerei contro le sue postazioni in Siria e in Iraq. Il problema è che tali paesi sono Francia, Belgio, Inghilterra, Olanda e Danimarca. La Germania non è tra questi. Se Monaco è stata colpita dall’Isis, come spiegare una simile anomalia?
 
Le spiegazioni possibili sono due. La prima è positiva per l’Italia e induce a un cauto ottimismo. La seconda è negativa e induce al pessimismo.

La prima spiegazione è coerente con la formula jihadista “colpiamo coloro che ci colpiscono”. Lo Stato Islamico ha voluto punire la Germania per il massiccio sostegno militare dato alla Francia dopo la strage di Parigi del 13 novembre 2015. La Germania non ha mai bombardato, direttamente, le postazioni dell’Isis. Però ha accettato la richiesta di aiuto militare lanciata da Hollande, il quale chiese ad Angela Merkel di aiutare le truppe francesi a sparare contro l’Isis. E, così, il primo dicembre 2015, il governo tedesco annunciava la decisione di inviare 1200 soldati in Siria, a cui aggiungeva aerei di ricognizione, una grande nave da guerra e alcuni aerei-cisterna per rifornire in volo gli aerei francesi, impegnati nei bombardamenti. Il quattro dicembre 2015, il parlamento tedesco ratificava ad ampia maggioranza, con 445 voti favorevoli e 146 contrari. In sintesi, la Germania non bombarda le postazioni dello Stato Islamico, ma è come se lo facesse. In questo caso, l’attentato contro Monaco si spiega con la formula: «Colpiamo coloro che ci colpiscono».

La seconda spiegazione è che siamo in presenza di una sorta di “impazzimento” dello Stato Islamico che, trovandosi in una situazione disperata, invita a colpire qualunque città occidentale, purché sia impegnata nella lotta contro l’Isis, anche se in modo indiretto. In tal caso, l’Italia sarebbe più esposta ai pericoli di un attentato, pur essendosi limitata a inviare alcuni addestratori per aiutare i soldati curdi e iraqeni a sparare meglio contro lo Stato Islamico. Non è molto, ma sarebbe abbastanza nella fase dell’“impazzimento”.
 
Nelle ore precedenti alla strage di Monaco, l’Ufficio per il coordinamento degli aiuti umanitari delle Nazioni Unite (Ocha) ha chiesto 248 milioni di dollari in aiuti umanitari per accompagnare la missione militare contro Mosul. Il che significa che la più importante roccaforte dell’Isis, insieme con Raqqa, sta per essere attaccata dalla coalizione a guida americana. Ammesso che le tensioni diplomatiche in Medio Oriente non intervengano a rallentare la marcia verso Mosul, lo Stato Islamico è già entrato nella sua fase finale. La conseguenza prevedibile è che, nel breve periodo, gli attentati contro le città occidentali aumenteranno. 
Se tali attentati seguiranno la logica: «Colpiamo coloro che ci colpiscono», sarà un bene per l’Italia. Se seguiranno la logica dell’“impazzimento” jihadista, sarà un male.



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