India, sfigurata con l'acido da un pretendente rifiutato: dieci anni dopo trova l'amore in ospedale

India, sfigurata con l'acido da un pretendente rifiutato: dieci anni dopo trova l'amore in ospedale
di Federica Macagnone
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Mercoledì 8 Novembre 2017, 11:02 - Ultimo aggiornamento: 9 Novembre, 09:20
Pramodini Roul non ha mai pensato che qualcuno la potesse amare veramente. Oggi ha 25 anni, ma la sua vita andò in mille pezzi dieci anni fa quando un pretendente infuriato dal suo rifiuto la attaccò con l'acido sfigurandole completamente il volto e relegandola a una vita d'inferno, tra sofferenze, interventi e continui ricoveri in ospedale. Rani, così come la chiama amorevolmente la famiglia, non avrebbe mai potuto immaginare che nel momento più buio della sua vita il destino le avrebbe teso la mano, conducendo sulla sua strada quel ragazzo che, mentre lei soffriva in un letto d'ospedale, la incitava a non lasciarsi andare e a reagire e giorno dopo giorno si innamorava di lei.
È una favola moderna quella di Rani, di Odisha, e Saroj Kumar Sahoo, 26 anni, entrambi indiani che oggi vivono a Nuova Delhi: una favola che non ha come protagonisti principi e regine, ma due piccoli eroi moderni capaci di abbattere ogni frontiera, nonostante il male, il dolore e le avversità.

Il calvario di Rani è iniziato quando Rani aveva 15 anni: aveva ricevuto una proposta di matrimonio da un militare di 28 anni, ma lei si era rifiutata di accettare. Semplicemente non lo amava, sentiva che l'amore della sua vita doveva ancora arrivare. All'epoca non sapeva ancora che quel "no" le avrebbe cambiato l'esistenza: il pretendente rifiutato la attaccò con l'acido mentre viaggiava in bicicletta di ritorno da scuola con suo cugino. All'ospedale i medici le dissero che la situazione era devastante: parte della pelle del viso si era sciolta, aveva perso la vista e aveva ustioni su tutto il corpo. Rimase quattro mesi in terapia intensiva e quattro anni in casa, dove veniva assistita dalla madre vedova.

Da allora la sua vita è stata un continuo andirivieni dall'ospedale: cinque interventi chirurgici ai quali, nel 2014, si è aggiunto un ricovero per problemi alle gambe, da cui i medici avevano prelevato parti di pelle per la ricostruzione del volto: nel tempo, infatti, si era sviluppata una dolorosa infezione.
È stato allora, mentre combatteva tra l'altro con la depressione, che la strada di Rani si è incrociata con quella di Saroj: è stato lui a darle la ragione per continuare a vivere. «Era un amico dell'infermiera che si occupava di me - ha raccontato Rani - Ci ha messo quindici giorni per avvicinarsi e parlarmi, ma ha trovato il coraggio quando ha visto crollare mia madre all'ennesima notizia negativa. I medici le avevano appena comunicato che non sarei riuscita a camminare per i successivi quattro anni: è stato allora che Saroj le si è avvicinato e l'ha consolata, dicendole che avrebbe fatto di tutto per aiutarmi a camminare di nuovo».

L'uomo ha iniziato a visitare Rani quotidianamente, abbandonando il lavoro e trascorrendo con lei otto ore al giorno. «Mi motivava - ricorda la ragazza - Mi incoraggiava sempre, mi stimolava a essere positiva. Proprio come il farmaco era necessario per il recupero fisico, avevo bisogno di un di incoraggiamento a livello psicologico. A poco a poco, le ferite hanno cominciato a guarire e, con il suo aiuto, ho ripreso fiducia in me stessa e adesso sono già in grado di mettermi in piedi».
E mentre la loro amicizia si approfondiva e si rafforzava, in tutti e due nasceva un sentimento forte. «Era il 14 gennaio 2016, eravamo ad Agra ed è stato lì che ci siamo aperti e ci siamo detti cosa provavamo - ha continuato Rani - Io lo amavo, ma sapevo che stare insieme sarebbe stata un'altra cosa. Non ero in grado di occuparmi di me stessa, come avrei potuto rendere felici gli altri? Tuttavia lui mi ha incoraggiato a non pensare troppo e mi ha assicurato che arriverà un giorno in cui lavorerò e vedrò il mondo in maniera diversa».

Rani non aveva mai visto Saroj fino a settembre, quando un intervento all'occhio sinistro le ha permesso di riacquisire la vista, anche se non completamente E se non aveva bisogno di vederlo per sapere che meraviglioso ragazzo avesse al suo fianco, la vista del proprio viso devastato l'ha turbata profondamente. «Non mi ero mai più vista dal giorno dell'attacco e mi sono spaventata - ha detto la ragazza - Mi sono vista allo specchio e per la prima volta ho visto come mi aveva conciata e mi sono sentita malissimo. Non ho smesso di piangere per tutta la notte. Spero di potermi sottoporre agli altri interventi chirurgici consigliati dai medici».

Secondo i dottori, Rani ha bisogno di almeno altre quattro operazioni: il collo si sta iniziando a piegare e i problemi alla spina dorsale si stanno aggravando. Inoltre ha bisogno di un altro intervento agli occhi e uno alla testa per ripristinare un pezzo di pelle mancante. Gli interventi chirurgici sono estremamente costosi e, purtroppo, la madre ha esaurito tutti i suoi risparmi.
Ma Rani non si arrende e ha iniziato a lavorare con la Fondazione Chhanv, che dà assistenza ai sopravvissuti di attacchi con l'acido organizzando campagne di recupero fondi per interventi chirurgici e riabilitazione. «Voglio fare qualcosa nella vita, prendermi cura delle mie sorelle e sposare Saroj - ha detto Rani - Lui mi tratta davvero come una regina. Mi ama per quella che sono e mi incoraggia a vivere la vita felicemente. È diventato parte di me. Non avrei potuto vedere il mondo in questo modo, oggi, senza di lui. Mi sento molto fortunata e mi sento amata».

La serenità di Rani è stata interrotta e, adesso, sta tentando in tutti i modi di riacquistarla completamente. Non è stato così per il suo aggressore, che non è mai stato messo dietro le sbarre.
«Sto ancora aspettando il giorno in cui l'uomo che mi ha fatto tutto questo venga arrestato - ha concluso la ragazza - Avevo presentato una denuncia contro di lui e avevo anche ricevuto una citazione in tribunale affinché fornissi ai giudici delle prove: ma io ero a letto, mia madre era sola e mio cugino, l'unico testimone, non ha trovato nessuno che lo accompagnasse in tribunale. Il caso venne chiuso e lui è ancora a piede libero».
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