I jihadisti negli aeroporti, un incubo per l'Europa

I jihadisti negli aeroporti, un incubo per l'Europa
di Francesca Pierantozzi
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Venerdì 20 Maggio 2016, 08:43
PARIGI - «Pensavamo che le zone calde fossero le periferie, poi abbiamo ispezionato gli armadietti del personale dell'aeroporto di Roissy e di Orly...»: così ironizzava a fine novembre un agente dei servizi francesi. Il risultato delle perquisizioni svolte dopo gli attentati del 13 novembre in realtà faceva poco ridere: nessun'arma, niente droga, certo, ma molto materiale di propaganda islamica radicale, anche dell'Isis. In tutto furono 57 i dipendenti cui fu ritirato il badge che dava accesso alle piste.

I SOSPETTI
Da allora, sono più di seicento (su 86 mila) i dipendenti esclusi dalle aree più sensibili, che possono dare accesso agli aerei: alcuni avevano precedenti giudiziari, 85 erano sospetti, o addirittura schedati, come radicali. Nonostante le misure di sicurezza progressivamente rafforzate dopo l'11 settembre 2001, e poi dopo il gennaio 2015 e dopo il 13 novembre e dopo il 22 marzo, con la strage di Zaventen a Bruxelles, gli aeroporti restano un obiettivo prioritario per i terroristi, impossibile da blindare. «Affermo ufficialmente che una persona può introdurre una bomba dentro un aereo fermo su una pista di Roissy» aveva detto a Libération Gérard Arnoux, esperto aeronautico, dopo gli attentati di novembre, provocando molte polemiche. Lui aveva precisato: «Si può fare con complicità interne. Gli aeroporti non sono strutture fortificate, sorvegliate con camere termiche e chiunque può lanciare un pacco oltre un recinto metallico». Ancora più perentorio Sebastien Caron, direttore generale di Ascot International, società di consulenza in sistemi di sicurezza, che ha dichiarato qualche tempo fa al quotidiano libanese L'Orient du Jour: «nella maggioranza dei casi di attentati, riusciti o meno, viene sempre fuori una complicità del personale dell'aeroporto. Un addetto ai bagagli può tranquillamente, una volta che i bagagli sono stati controllati, aggiungerne uno pieno di esplosivi nella stiva».

Ieri, anche se le cause dello schianto del volo Egyptair restavano ancora sconosciute, sono cominciate subito le indagini a Roissy. «Dobbiamo rovistare nelle vite di tutte le persone che hanno avuto a che fare con questo aereo nell'ora che ha passato a Parigi» ha fatto sapere una fonte della polizia. E Roissy non è l'unico aeroporto nel mirino. L'Airbus aveva effettuato altri cinque voli nella giornata, passando per gli scali di Asmara, Tunisi e Cairo, dove avrebbe dovuto concludere il giro atterrando alle 3 e 05 dell'altra notte. Che i terroristi possano infiltrare gli scali non è soltanto un'ipotesi. Tanto per fare un esempio recente, avevano lavorato a Zaventen, uno ai bagagli e uno al rifornimento di cherosene, Abdellah Chouaa, vecchio amico che Salah Abdeslam cercò di contattare la sera del 13 novembre per chiedergli un falso passaporto, e il fratello di Mohamed Abrini, uno dei kamikaze della strage del 22 marzo. Da allora, le autorità hanno passato al setaccio il personale e organizzato un sistema di «pre-controllo» (documenti, biglietti e bagagli) prima dell'ingresso.

PRESIDIATI
In Francia, Roissy e Orly sono ormai presidiati da blindati leggeri. Rinforzi di uomini sono stati inviati anche a Marsiglia, Tolosa e Mulhouse. Rafforzata la sicurezza in Olanda, in Spagna e Portogallo, a Gatwick, Francoforte, Copenaghen. Perfino la Cina ha organizzato doppi controlli dei bagagli a Pechino e Shanghai. Senza contare che specialisti americani hanno rivelato l'esistenza di nuovi tipi di cariche esplosive non metalliche, e dunque invisibili ai metal detector. Restano poi le “voragini” nella sicurezza in alcuni scali extraeuropei. Secondo esperti francesi incaricati di formare il personale di alcuni aeroporti africani, il novanta per cento degli addetti ai bagagli della maggior parte degli aeroporti dichiara di caricare valigie che non hanno passato i controlli per «accelerare le operazioni», mentre i badge di sicurezza vengono usati da diversi membri della famiglia perché danno diritto a sconti nei negozi del duty free.