Giulio Regeni mai stato alla festa: l'Egitto ha mentito

Giulio Regeni
di Cristiana Mangani
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Lunedì 8 Febbraio 2016, 08:09 - Ultimo aggiornamento: 21:58

L'ultima versione “ufficiale” della morte di Giulio Regeni, confezionata dalla sicurezza egiziana, scavalca tutte le ricostruzioni e va contro i fatti ben noti di quelle prime ore: «Il ricercatore italiano - pubblicava ieri il quotidiano filo governativo Al Ahram - la sera del 25 gennaio ha partecipato a una festa di compleanno in compagnia di un certo numero di amici, le sue tracce si sono perse solo dopo». Il giornale del Cairo parla di riscontri ottenuti con le indagini, ma trascura di ricordare che l'allarme per la scomparsa di Regeni è stato lanciato proprio dalle persone con le quali doveva trascorrere la serata. A cominciare da un amico italiano che lo aspettava in piazza Tahrir per le 20 e che, non vedendolo arrivare, ha cominciato ad agitarsi. Un quarto d'ora dopo è già allarme. Noura Wahby, compagna di università di Regeni, twitta preoccupata, cerca informazioni. Teme per la sua incolumità.

Ora questi stessi amici, in particolare, gli italiani, si sentono minacciati e a rischio. Tanto che le nostre autorità hanno consigliato loro di lasciare il paese. Sono infatti i testimoni principali di una indagine che vorrebbe indirizzarsi verso ben altra soluzione, verso un comune atto criminale o chissà che altro. Secondo gli investigatori italiani Giulio Regeni è stato ucciso perché gli egiziani lo consideravano una spia. Insomma, un informatore dei nostri servizi segreti. La notizia era già circolata nei giorni scorsi ed era stata smentita categoricamente. Sarebbe per questo che il giovane friulano era “sorvegliato”, per i suoi rapporti con il mondo del sindacato, con attivisti e oppositori.

I TIMORI
E doveva essere cosciente anche lui che le interviste per la sua tesina, gli articoli sui diritti dei lavoratori, lo rendevano sgradito, tanto da scegliere uno pseudonimo per firmarli. Per questo gli amici con i quali doveva incontrarsi, hanno cominciato a preoccuparsi dopo pochi minuti di ritardo. Conoscevano i contatti che Giulio aveva sviluppato durante la permanenza in Egitto, sapevano che sono ad alto rischio in quel paese, perché si oppongono al regime del presidente Al Sisi, e avevano paura. Amr Assad doveva andare con Giulio al compleanno nel ristorante di Gad in Bab el Luk.

Ricorda che Regeni voleva fare un salto a Giza, dove era stata convocata una protesta, proprio nel giorno del quinto anniversario della rivoluzione di piazza Tahrir, quando poliziotti e “squadracce” erano in stato di massima allerta per prevenire eventuali disordini. I social network rilanciano l'arresto di uno straniero in quelle stesse ore, e ne parla anche una giornalista egiziana che si trovava davanti alla fermata di Giza. Di certo, da quel momento il ricercatore sparisce ed è sempre l'amico italiano, un paio di ore dopo, a chiamare il nostro ambasciatore per raccontargli quanto è successo. Il caso diventa una priorità. Le informazioni latitano per giorni. Poi arriva la delegazione italiana in Egitto. Il ministro per lo Sviluppo economico, Federica Guidi, incontra il presidente al-Sisi e chiede informazioni. Quella sera il corpo spunta fuori.

LA TELEFONATA
Ma non è tutto, perché c'è un altro mistero che accompagna il ritrovamento del cadavere: sulla strada desertica che porta dal Cairo ad Alessandria, di fossi se ne vedono pochi. Inoltre la segnalazione del corpo sarebbe arrivata con la telefonata di alcuni operai che passavano da quelle parti. Lavoratori che nessuno ha mai visto né sentito. Mentre il pool investigativo inviato dall'Italia sta cercando di prendere contatti proprio con i conoscenti del ragazzo, visto che dalla autorità locali, al momento, non è arrivata alcuna collaborazione.

Fonti della procura di Giza, ieri hanno chiarito di non aver ricevuto l'ordine di coordinarsi con il team di inquirenti italiani e che il contatto starebbe avvenendo solo con la procura generale. Ma qualcosa sta accadendo anche tra gli stessi media egiziani, perché se Al Ahram ha continuato a fornire una ricostruzione di comodo sul delitto del giovane friulano, il sito del quotidiano indipendente Al-Masry Al-Youm ha riferito che «è stato ucciso 10 ore prima di essere ritrovato», mentre viene «escluso che sarebbe stato oggetto di un incidente stradale e che «lo studente è stato torturato».

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