Caso Germania: banche, auto e web, così è nata la guerra fra Merkel e Trump

Caso Germania: banche, auto e web, così è nata la guerra fra Merkel e Trump
di Marco Ventura
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Giovedì 1 Febbraio 2018, 08:30 - Ultimo aggiornamento: 2 Febbraio, 23:17

Lo scoop sul secondo Dieselgate, quello sulle sperimentazioni dei gas di scarico di automobili tedesche su scimmie e cavie umane, è targato New York Times. E ancora una volta i guai per l'industria delle automobili tedesca parte da rivelazioni oltreoceano. Indizio di una guerra che passa attraverso i media e sì, lo spionaggio. E si traduce agli occhi della pubblica opinione nel duello tra leader attenti all'interesse nazionale come Donald Trump e Angela Merkel. Nulla di personale. Trump, stuzzicato sui difficili rapporti con la cancelliera, coniò una delle sue battute dicendo che con lei aveva in comune l'essere stato intercettato da Obama. Uno dei tre cellulari della Merkel non protetto da sistemi di decrittazione, fu violato dalla NSA come spiattellato da Snowden.
Nel mondo globalizzato, frammentato e aperto all'ingresso sulla scena mondiale di nuovi attori asiatici, Stati Uniti e Germania sono svincolati dal legame fondato sulla storia dell'Occidente. Trump e l'America vedono nella fusione degli interessi euro-asiatici una minaccia. Le guerre, come teorizzato da un analista schietto qual è Eduard Luttwak, si combattono ormai non tra soldati ma tra funzionari e colletti bianchi. Guerre commerciali più toste di quelle con baionette o tank.

LE SANZIONI
Al 2004 risale la multa di 497 milioni di euro, sotto il commissario europeo Mario Monti, a Microsoft per abuso di posizione dominante. Al 2013 le rivelazioni sulla Merkel ascoltata dai tecnici della NSA (in seguito i tedeschi avrebbero ripagato con la stessa moneta, intercettando Kerry e la Clinton). Nell'aprile 2015 la Deutsche Bank è condannata a pagare 2.5 miliardi di dollari alle istituzioni di controllo USA, per la manipolazione dei tassi Libor e Euribor.

A settembre, sanzione da 14.7 miliardi di dollari dell'agenzia americana di protezione ambientale, EPA, alla Volkswagen per il taroccamento degli esperimenti sugli scarichi (Dieselgate n.1). Il 2015 è l'anno del caso safe harbour, porto sicuro, l'accordo che fino a allora aveva regolato i rapporti tra la UE e i colossi del web Facebook e Google. Una sentenza clamorosa della Corte di giustizia europea, forse il vero innesco del deterioramento dei rapporti tra le due coste dell'Atlantico, stabilisce che per le aziende Big Tech non è più scontata la possibilità di accumulare dati sui cittadini europei nei server americani. Botta micidiale per gli interessi economici statunitensi. A fine 2016, altra stangata da 7.7 miliardi di dollari in USA per i titoli tossici della Deutsche Bank legati ai mutui subprime. Con l'arrivo di Trump alla Casa Bianca le preoccupazioni riguardo alla Germania vengono alla luce. Plasticamente. I due, Trump e Merkel, non si stringono neppure la mano nel bilaterale a Washington. Da non sottovalutare che con l'entrata in vigore dell'Euro, l'export della Germania è più che raddoppiato (da 500 a 1200 miliardi di euro) e il surplus commerciale cresciuto di 5 volte, a 252 miliardi di euro nel 2016 (di qui anche la deflazione nell'Eurozona). È pur vero che gli Stati Uniti quell'anno sono terzo partner commerciale di Berlino, con un interscambio di 165 miliardi di euro, un pelo sotto la Francia. E che i maggiori brand tedeschi, a partire dalla BMW, producono in USA.

IL CONTO
Ma i 50 miliardi di dollari di avanzo commerciale tedesco verso gli Stati Uniti fanno paura, e diventano una beffa se si aggiunge il peso delle spese militari della Nato, che gravano soprattutto su Washington. Insomma, l'attacco della Merkel a Davos, l'offensiva europea contro Bigh Tech e l'esplosione a orologeria degli scandali Diesel sempre con base in America, sono il segnale di una guerra spionistico-commerciale che spacca l'Occidente, polarizza lo scontro Washington-Berlino. E si traduce nel braccio di ferro politico su Gerusalemme, il clima, le politiche migratorie e l'Iran.
 

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