Francia, la scelta dei socialisti: Hamon in corsa per l’Eliseo

di Marina Valensise
3 Minuti di Lettura
Lunedì 30 Gennaio 2017, 00:07
In Francia il candidato del Partito socialista alle elezioni presidenziali di primavera sarà Benoît Hamon. L’ex ministro dell’Educazione, uscito dal governo in polemica col presidente Hollande, ha vinto a larga maggioranza il ballottaggio.
Nettamente battuto l’ex premier Manuel Valls. I risultati del secondo turno delle primarie, sulla base delle 4322 sezioni scrutinate, pari a circa il 60 per cento del totale, non lasciano dubbi. Hanno votato un milione e 120 mila persone, con un forte aumento rispetto al primo turno. E il 58,89% ha votato per Hamon, mentre il 41, 35% ha votato per Valls. L’onore è salvo dunque per l’ex premier riformista e socialdemocratico d’origine catalana, Manuel Valls, che ha recuperato quasi il 10 per cento rispetto ai risultati del primo turno. Ma la sberla resta e bella forte per quello che sembrava il favorito delle primarie socialiste.

Il secondo turno conferma dunque non solo la sorpresa di domenica scorsa, ma anche lo smacco o meglio il rifiuto del governo e della politica di Hollande. Anche ieri, il presidente della Repubblica si è tenuto lontano dai riflettori, alle prese con la finale di pallavolo che ha consacrato la Francia campione del mondo. Ma la sua presidenza esce a pezzi da una consultazione che premia a larga maggioranza Hamon il frondista, il radicale, l’utopista progressista che lancia la proposta di reddito universale di cittadinanza a 700 euro mensili, e conquista i giovani parlando al cuore e predicando la buona novella di un “futuro desiderabile”. Nel giro di una settimana, usando il verbo caldo e positivo dell’ottimismo, della fiducia, dell’utopia, citando persino Tocqueville, Hamon è riuscito a sedurre i socialisti delusi dal riformismo socialdemocratico di Hollande e del cinico Valls. Forte dei voti del protezionista sovranista Arnaud Montbourg, e dell’appoggio della madrina delle 35 ore Martine Aubry, Hamon ha fatto sognare i suoi elettori, insistendo su un nuovo modello di sviluppo, rimettendo in causa la crescita economica, difendendo l’ecologia, mobilitando la solidarietà sociale, per tenere sotto controllo la rivoluzione digitale e il rarefarsi del lavoro conseguente al trionfo della tecnica.

Resta da vedere se tutti questi buoni propositi basteranno a trasformare il vincitore delle primarie in un credibile candidato alle presidenziali. La condizione per la metamorfosi è ricostruire l’unità del partito, e cioè recuperare innanzitutto i voti di Manuel Valls, col rischio di incrinare subito la propria legittimità, vista la radicale diversità di programmi e prospettive che separa i due, magari attraendo in compenso i voti del candidato ecologista e quelli del comunista Mélenchon. Le anime belle già ci credono, mentre gli scettici hanno iniziato a calcolare l’emorragia di voti che dal socialista Valls migreranno verso il postsocialista Emmanuel Macron, rimasto ormai l’unico esponente anche se fortemente critico del governo Hollande. E’ lui ad avere il vento in poppa, da quando il candidato del centrodestra François Fillon, per via della moglie gallese beneficiaria di fondi pubblici come sua assistente parlamentare, e di emolumenti privati come collaboratrice fantasma di una famosa rivista, è sotto tiro di violenti attacchi. E’ lui, il realista Macron, il golden boy della meritocrazia, che tuona contro il sistema politico bloccato ma tende la mano alle masse, escluse e martoriate dalla globalizzazione, ad essere in costante ascesa nei sondaggi. Difficile pensare che l’utopista Hamon, quantunque confortato dal sostegno last minute di quei vallsisti minacciati di perdere il seggio in parlamento, possa trattare da posizioni di forza con Macron per arginare l’emorragia del voto riformista.
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA