Francia, patria e sicurezza, il gollista Fillon adesso alza il tiro

Francia, patria e sicurezza, il gollista Fillon adesso alza il tiro
di Francesca Pierantozzi
4 Minuti di Lettura
Sabato 22 Aprile 2017, 08:19
E pensare che fino a qualche mese fa, François Fillon era l'incubo di qualsiasi biografo: troppo prosaico, troppo discreto, troppo sobrio, misurato, fin troppo probo quasi. Non si potevano ripetere all'infinito i quattro aneddoti sulle birichinate al liceo dei Gesuiti e la passione per le auto da corsa. O alludere a presunte ironie ben celate, a un fuoco interno (molto) ben controllato. O insistere per pagine sulle sopracciglia cespugliose, l'unico tratto della fisionomia cui si potevano aggrappare i vignettisti. Mister Nobody, Signor nessuno, non sembrava nemmeno un soprannome o un'offesa, tanto gli calzava a pennello.

La metamorfosi è stata folgorante. Sembra quasi averlo fatto apposta Fillon: infilarsi in una serie di scandali a ripetizione per smentire chi pensava di avere in pugno la sua personalità e la sua storia e dimostrare che altro che signor Nessuno, altro che sobrietà, altro che collaboratore, come lo aveva apostrofato con sprezzo lallora presidente Sarkozy, di cui è restato - stoico - l'unico premier. Il capolavoro, adesso, sarebbe conquistare comunque l'Eliseo. Troppo facile diventare presidente se niente fosse accaduto, se tutto fosse andato come doveva andare dopo la vittoria alle primarie a novembre, dopo aver asfaltato gli elefanti' della destra Juppé e Sarkozy (anche lui era un membro onorario della casta di partito, ma l'abito del signor Nessuno, in questo caso, gli era venuto in soccorso).

PENELOPE E LO SCANDALO
Incoronato candidato della destra, sembrava fatta: il quinquennio disastroso (almeno in termini di popolarità) del socialista Hollande spostava la Francia tranquillamente a destra tutta. Bastava lasciar passare l'inverno e in primavera la vittoria alle presidenziali sarebbe stata una pura formalità. Ma la storia del signor Nessuno non ha passato la stagione. A inizio marzo esplode lo scandalo: il probo Fillon ha stipendiato per anni, decenni, la discreta moglie Penelope come sua assistente parlamentare.

Sulla realtà del lavoro svolto dalla signora i giudici indagano. Idem per due dei cinque figli: assistenti del papà anche loro. I completi che agli occhi inesperti sembravano démodé con i risvoltoni e le pences, sono in realtà il risultato del lavoro del re dei sarti di Parigi, costano migliaia di euro l'uno e sono stati regalati da un misterioso benefattore. S'indaga. E che dire della dichiarazione del patrimonio? Il castello nella Sarthe che fa da sfondo alle foto di famiglia è palesemente sottostimato.

E poi c'è la sua società di consulenza: chi sono i clienti? I collaboratori ammettono oggi che «la candidatura non è stata ben preparata», che questi problemi «avrebbero dovuto essere affrontati al momento dell'investitura» per spiegare, risolvere, anticipare. Per difenderlo, lo giustificano: «non era come Sarkozy, programmato fin dall'inizio per diventare presidente». Lui conferma: «Avrei potuto essere avvocato, imprenditore, insegnante».

Però è candidato all'Eliseo. Fuori, Marine Le Pen e Emmanuel Macron non aspettavano altro. La leader del Fronte Nazionale accoglie a braccia aperte i conservatori duri e puri disgustati da un candidato che credevano irreprensibile, l'outsider di En marche! sembra fatto apposta per dare rifugio ai conservatori moderati orfani di Juppé, che aspettavano una minima scusa per non dover votare Fillon. I Repubblicani pensano che è finita. La direzione del partito lo molla. Se ne va la metà del suo staff. Lo supplicano, lo minacciano: devi rinunciare. Il signor Nessuno forse avrebbe rinunciato, ma non le Fillon nouveau, il mastino. Tiene duro, durissimo. Si aggrappa al nocciolo duro dei suoi sostenitori, i cattolici militanti di Sens Commun, braccio armato del movimento nato contro le nozze gay.

CONTRO LA MAGISTRATURA
Il sobrio, il probo, si scaglia contro la magistratura e i media, L'ex ministro, l'ex premier, l'ex segretario di partito, che ha sempre fatto politica da quando ha finito l'università, si scaglia contro il sistema. E, cosa incredibile, funziona. Dalla prova, Fillon esce con la corazza. E' pronto a riprendersi gli elettori scappati da Le Pen. Indurisce la campagna, un po' come aveva fatto il suo ex anti-ego, Sarkozy nel 2007 contro Ségolène Royal (funzionò) e nel 2012 contro Hollande (non funzionò, ma per poco). Immigrazione, sicurezza, ordine, l'identità patriottica e cristiana, le nostre radici, la nostra storia.

I sondaggi che lo hanno portato dalle stelle alle stalle, stanno risalendo, dimostrano che la Francia di destra è sempre là, e ha bisogno di un candidato. Le ultime 48 ore sono cruciali. Il terrorismo ha fatto irruzione nella campagna. E' il momento di elevare il tono sulle questioni sovrane, régaliennes, come dicono i francesi. Parlare di scandali è inopportuno, ragionare di economia e dello choc liberista troppo cerebrale. E' il momento di parlare alla pancia del paese, e il nuovo Fillon, sorpresa, ha imparato a farlo.