Francia, Le Pen a mani vuote: nessuna regione al Front National

Marine Le Pen
di Francesca Pierantozzi
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Lunedì 14 Dicembre 2015, 07:55 - Ultimo aggiornamento: 26 Dicembre, 18:04

I francesi hanno detto no, no all'estrema destra, no a Marine Le Pen, che non governerà a Nord, no a Marion Maréchal Le Pen, che perde a Sud, no al Fronte Nazionale, che non vince nessuna regione di Francia. Con una mobilitazione superiore di quasi otto punti rispetto a una settimana fa, il secondo turno delle regionali ha smentito il risultato del 6 dicembre, quando il Fronte Nazionale si era piazzato in testa in sei regioni e imposto come primo partito di Francia. «L'avvertimento», come ha detto Nicolas Sarkozy, resta.

LA DIGA
Il Fronte nazionale, mai alle attuali 6,6 milioni di preferenze, triplica il risultato rispetto alle elezioni regionali e triplica anche il numero di consiglieri regionali, affondando più profondamente le radici nel territorio. Ma di nuovo, sbatte contro la diga del secondo turno, barriera sempre insormontabile per l'estrema destra. I partiti «tradizionali» e anche la stampa, tutta, avevano chiesto un sursaut, «un sussulto», una «riscossa repubblicana»: e riscossa c'è stata. La partecipazione è schizzata al 59%, ed è andata tutta contro l'estrema destra. Socialisti e Républicains si dividono la Francia. I socialisti non soltanto evitano la disfatta, ma riescono a conquistare 5 regioni sulle 12 della Francia metropolitana, esclusa la Corsica, che ha uno statuto speciale. Conservano i bastioni storici, l'Aquitania, la Bretagna, il Languedoc, la spuntano nel Centro e soprattutto vincono il difficile testa a testa in Borgogna. Il centro destra di Sarkozy vince, si aggiudica 7 regioni, ma non trionfa.

Oltre alle tre regioni della desistenza socialista - il Nord, il Sud e anche l'Alsazia-Lorena (dove il partito socialista ha chiesto di votare per i Républicains nonostante la presenza di un candidato socialista disobbediente) Sarkozy ha conquistato l'Auvergne, la Loira, la Normandia e soprattutto l'Ile de France, la regione di Parigi e vero premio di consolazione per lui che qualche tempo fa aveva sperato di fare l'en plein come i socialisti avevano fatto nel 2004. L'Ile de France passa a destra dopo 12 anni. Il socialista Claude Bartolone è stato battuto da Valérie Pecresse, ex ministra, che aveva però rifiutato di ospitare Sarkozy al suo comizio tra i due turni. Bartolone, battuto nonostante l'alleanza con i Verdi e i radicali, ha rimesso ieri il suo mandato di presidente dell'Assemblée Nationale (ma sarà quasi sicuramente riconfermato).

Ieri sera tuttavia, il discorso più agguerrito è sembrato, paradossalmente, quello della grande sconfitta Marine Le Pen. La presidente del Fronte nazionale ha salutato il «coraggio dei suoi elettori» che hanno superato «intimidazioni e manipolazioni». Ha rivendicato un «formidabile successo» e «l'eradicazione» dei socialisti al Nord e a Sud, ha annunciato «la marcia inesorabile del movimento nazionale» e la creazione «in tutto il paese di comitati Bleu Marine». Un grido di battaglia pensando alle presidenziali.

L'IMPEGNO
Di fronte, Manuel Valls e Nicolas Sarkozy hanno nascosto a fatica il sospiro di sollievo. Hanno moderato i toni trionfalistici e assicurato, entrambi e quasi con le stesse parole, che la politica francese ha adesso il dovere di cambiare. Entrambi hanno evocato la lotta contro la disoccupazione e l'importanza degli investimenti nella scuola. Ed entrambi hanno lodato l'Unione, condizione indispensabile per vincere: l'alleanza con i verdi e i radicali di sinistra per Valls, il patto con i centristi e i moderati per Sarkozy. La battaglia del 2017 è già cominciata. François Hollande all'Eliseo, è restato rigorosamente in silenzio durante la campagna elettorale, più che mai garante dell'unità nazionale in questa Francia dello stato d'emergenza in guerra contro il terrorismo.

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