Fischi nella fabbrica in crisi, Macron affronta gli operai: «Basta false promesse»

Fischi nella fabbrica in crisi, Macron affronta gli operai: «Basta false promesse»
di Francesca Pierantozzi
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Giovedì 27 Aprile 2017, 07:41 - Ultimo aggiornamento: 21:48

PARIGI Il parcheggio della Whirlpool di Amiens è il centro della Francia, il sagrato dell'Eliseo. Un piazzale grigio, un cancello di ferro rosso, decine di donne e uomini infuriati, disperati: urlano, piangono, danno fuoco alle gomme, il loro cartello è una bara nera, ci hanno scritto con la vernice bianca Whirlpool ha ucciso 284 posti di lavoro a Amiens. Davanti a loro ieri si sono inchinati i due candidati alla successione di Hollande, Marine Le Pen e Emmanuel Macron. Resterà il momento forte di questa campagna, forse quello decisivo. Marine Le Pen che giura: «Io non farò chiudere, io vi proteggerò».

Whirlpool delocalizza in Polonia, Amiens costa troppo: «Sono al mio posto qui in mezzo ai lavoratori che resistono alla mondializzazione selvaggia, a questo modello economico vergognoso». La candidata del popolo abbraccia gli operai, posa con una lavoratrice: la donna sta per perdere il lavoro, vorrebbe ridere per lo scatto, magari è accanto alla futura presidente, ma le viene fuori una smorfia di dolore. Sulla foto, Le Pen ride, l'operaia piange. E' su twitter lo stesso. Emmanuel Macron arriva poco dopo. Le Pen lo ha bruciato sul tempo, sapeva che lui era alla Camera di commercio a discutere con i sindacati («a mangiare rustici e tramezzini» precisa lei in realtà).

IN MEZZO AGLI OPERAI
A Macron non resta che gettarsi nella battaglia. Poi giurerà che aveva già deciso di andare a parlare con gli operai perché lo aveva promesso. E' la sua Amiens, la città dove è nato e cresciuto. Il candidato liberal, l'ex banchiere Rothschild, l'ex ministro dell'Economia di Hollande, deve vincere qui per conquistare la Francia. Già gli hanno rimproverato di aver cominciato questa campagna troppo mollemente, come uno sicuro di avere già vinto. Qualche ora prima, in mattinata, il suo mentore Jacques Attali ha dichiarato in un'intervista radio che «il caso Whirlpool è un aneddoto». L'economista che lo ha presentato a Hollande precisa: «Perché si iscrive in un contesto più ampio della mondializzazione».

Ma il male è fatto, resta solo la parola aneddoto, 284 famiglie senza stipendio un aneddoto. E il candidato Macron rischia di sembrare sempre più lontano, non solo dal popolo, dalla realtà. Se si allontana troppo, potrebbe essere fatale. E allora si butta nella mischia, in giacca e cravatta, sul parcheggio di Whirlpool, nel fumo, le urla, i fischi, gli spintoni. «Viva Marine!» gli gridano in faccia. Per lui potrebbe essere la fine. E invece dice ai giornalisti che lo circondano di lasciarlo andare, solo, al contatto. Prende un microfono, i suoi aprono la diretta su facebook. Il banchiere sbarbatello, e i lavoratori disperati. Potrebbe perdere tutto, decide di restare Macron.

STRETTE DI MANI
Spiega, difende il suo progetto, niente demagogia: «Non vi farò promesse a vanvera». «Sei solo business!». «Nel mio progetto non c'è il divieto di licenziare, vieterebbe di fare veri investimenti e creare lavoro». «Noi il lavoro non ce l'abbiamo più!». «Sei come Hollande!». «Io sto qui. Pensate che non mi fa male dentro che sulle mie terre si vota Front National? Non posso dirvi che salverò questi posti di lavoro... ma sarò al vostro fianco per proteggere un piano sociale che difenda i vostri interessi, che sia all'altezza delle responsabilità dell'azienda. Mi impegno a cercare un acquirente con un progetto perenne. E tornerò, a rendere conto». «Anche se non è eletto?» (i fischi non ci sono più). «Anche se non sono eletto. Ma vi scongiuro, non credete a chi vi dice che chiudere le frontiere è la soluzione. Sono false promesse». «Mi stringa la mano, la mano di un operaio è pulita!». Macron si fa largo, stringe la mano. E un'altra, e un'altra.