Filippine, ristoratore italiano rapito nel sud da un commando: è un ex missionario

Rolando Del Torchio (foto da Rappler.com)
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Mercoledì 7 Ottobre 2015, 16:56 - Ultimo aggiornamento: 8 Ottobre, 21:38

Un ex sacerdote italiano è stato rapito questa sera nel suo ristorante a Dipolog City, nel sud delle Filippine, in un'area dove operano diversi gruppi separatisti musulmani. I rapitori sono stati visti allontanarsi in mare a bordo di un motoscafo.

Ma nella zona era ormai calato il buio, e la ricerca delle forze dell'ordine locali non ha portato finora a nessun risultato. Rolando Del Torchio (56 anni) è stato prelevato con la forza nel suo 'Ur Choice Cafe«, il locale che gestiva con successo da anni nel centro di questa città di circa 120mila abitanti. Del Torchio, originario di Angera (Varese), è stato rapito mentre stava tornando in cucina e poi portato via a bordo di un furgone bianco. Il gruppo di uomini armati, che si erano finti clienti e avevano persino consumato delle pizze, ha puntato dritto verso la costa, per poi dileguarsi.

L'ex sacerdote era presente nell'ovest dell'isola di Mindanao da 27 anni, dopo essere arrivato per la prima volta come missionario del Pime. Lavorando a fianco degli agricoltori e pescatori locali, già negli anni Novanta si era attirato addosso gli occhi dei potenti clan della zona, che l'avevano ripetutamente minacciato di morte in seguito alle sue accuse di disboscamento illegale nei loro confronti.

Una quindicina di anni fa era addirittura scampato a un attentato: «Alcune persone avevano sparato contro di lui mentre si trovava insieme al vescovo locale», ha raccontato all'Ansa suo cugino Andrea Del Torchio.

L'italiano aveva dismesso la tonaca nel 1996, complice un calo della fiducia nelle istituzioni ecclesiastiche, e in particolare il turbamento relativo all'emergere degli scandali di pedofilia che iniziavano a coinvolgere esponenti della Chiesa. Del Torchio, che prima di arrivare nelle Filippine aveva collaborato con l'allora cardinale Ratzinger con la gioventù di Napoli, scelse comunque di rimanere a Mindanao, rimanendo attivo nel campo sociale. Successivamente aveva aperto il 'Ur Choice Cafe», un ristorante italiano che si era conquistato i favori della popolazione locale e non solo: «Il migliore della città e tra i migliori a Mindanao», ha scritto un suo cliente in una recensione online. Nell'isola, la principale del sud dell'arcipelago a grande maggioranza cattolica, è presente una folta comunità musulmana con antiche rivendicazioni per una maggiore autonomia.

Tale malcontento è sfruttato da una serie di gruppi separatisti ribelli. Il principale, il Fronte islamico di liberazione Moro (Milf), conta oltre 10mila militanti. Altri gruppi armati sono più che altro bande criminali che si finanziano con estorsioni e rapimenti, specie di stranieri. Tra queste anche Abu Sayyaf, un gruppo radicale islamico che gli Usa considerano legato ad Al Qaeda, ma che negli ultimi anni è stato seriamente indebolito dalle operazioni dei militari filippini. Sui social network, molti filippini sembrano puntare il dito proprio verso questo gruppo. Del Torchio non è il primo italiano vittima di episodi criminosi nel sud delle Filippine. Nel giugno 2007, don Giancarlo Bossi fu rapito da Abu Sayyaf e tenuto sotto sequestro per oltre un mese. Nel 2011 un altro sacerdote, Fausto Tentorio, fu ucciso all'esterno della sua abitazione da un uomo armato non identificato. Un altro missionario del Pime, padre Tullio Favali, era stato ucciso a Mindanao nel 1985.

In passato, inoltre, ha proseguito il cugino, «è stato ucciso un suo compagno di missione». Secondo quanto ha riferito il parente, l'uomo era stato tra i fondatori della onlus 'Hopè, che si occupa di progetti di sviluppo sostenibile in alcune aree del mondo. In passato l'ex missionario aveva anche partecipato ad alcune iniziative nel Varesotto e ad Angera, per raccontare la sua esperienza e raccogliere fondi a favore delle Filippine.

«Rolando è sempre stato impegnato nel volontariato - ha raccontato il cugino - in passato ha organizzato attività di promozione sociale nelle Filippine attraverso una fabbrica di acciughe in scatola e lavori agricoli, mentre attualmente prestava la sua opera nelle carceri, in parallelo alla sua attività di ristoratore». Il parente descrive quindi Rolando Del Torchio come «una persona attiva e intraprendente», che ha «trascorso gli anni migliori della sua vita nelle Filippine», il Paese dove ha deciso di stabilirsi nonostante «le difficoltà quotidiane».

«Mio cugino ama la semplicità - ha proseguito Andrea Del Torchio - mentre le strutture europee gli stavano un pò strette». Rolando ha comunque mantenuto stretti contatti con i parenti in Italia. «Mio nipote, che lavora come pizzaiolo, recentemente aveva trascorso due settimane nelle Filippine - ha spiegato il cugino - per formare i dipendenti del ristorante. Non abbiamo notizie dirette sul suo rapimento, speriamo solo che venga liberato presto e che non gli succeda nulla di male». Un auspicio espresso anche dal sindaco di Angera, Alessandro Paladini Molgora, che si stringe alla famiglia dell'ex missionario.

Del Torchio è stato missionario del Pontificio Istituto del Vaticano per le Missioni Estere (Pime). E' nato nella città di Angera in provincia di Varese e ordinato sacerdote nel 1984. Nel 1988, del Torchio è stato assegnato in città Sibuco maggioranza musulmana, Zamboanga del Norte. Vi è rimasto fino al 1996. Poi si trasferisce poi a Dipolog dove lavora con un'organizzazione non governativa che aiuta gli agricoltori.

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