Un episodio che scatenò scontri e violenze che si placarono solo dopo giorni, e che costrinsero il presidente Barack Obama a rientrare a Washington dalle vacanze. Il rischio dell'esplosione di nuovi scontri razziali resta elevatissimo. L'ultimo episodio davanti allo stadio di baseball, quando un gruppo di manifestanti che chiedevano giustizia per Michael Brown si è scontrato con un gruppo di fan dei Cardinals, la squadra di casa, che indossava maglie con il nome dell'agente che sparò, Darrenn Wilson.
Quest'ultimo è in attesa di sapere se verrà incriminato o meno. La decisione del giudice è attesa il mese prossimo e, secondo quanto trapelato, la polizia e le autorità cittadine stanno già lavorando a dei piani di emergenza per prevenire e affrontare un'eventuale riesplosione dei tumulti. Soprattutto se il poliziotto verrà prosciolto. Diverse le versioni sui fatti.
La polizia sostiene che Wilson sparò dopo una colluttazione, per difendersi.
Ma alcuni testimoni e alcune immagini dimostrerebbero che quando Michael Brown fu colpito dai proiettili alla testa e al torace aveva le mani alzate. Intanto va avanti l'indagine delle autorità federali, voluta da Obama, per verificare se nei metodi e nelle procedure utilizzate dalla polizia di Ferguson si possano ravvisare elementi di razzismo.
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