Sopruso europeo/ Perché Roma paga il conto più salato sulle frontiere

di Carlo Nordio
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Martedì 26 Gennaio 2016, 23:51 - Ultimo aggiornamento: 27 Gennaio, 00:00
Winston Churchill diceva che gli americani hanno il difetto di lavarsi le parti intime in pubblico e quello, ancor più grave, di farne bere l’acqua agli alleati. Churchill era di madre newyorkese, amava gli Stati Uniti e si definiva metà americano e interamente inglese. Questo per dire che non c’era ostilità in questo giudizio severo. Nemmeno noi siamo ostili alla patria di Goethe e di Beethoven, e non sappiamo se la generosità con la quale Frau Merkel ha aperto le porte a un milione di immigrati fosse un inconscio lavacro delle gravi colpe delle precedenti generazioni tedesche.

Ma è certo che i residui del suo gesto quantomeno imprudente sono stati fatti inghiottire ai suoi alleati, e in particolare a noi italiani. Che la cancelliera avesse commesso un grossolano errore di calcolo, umano e politico, si era capito subito. Nessun Paese può accogliere una massa spropositata di immigrati - inducendone altrettanti e forse più a premere sui confini - senza provocare pesanti reazioni. E infatti l’Europa, la Germania e il suo stesso partito si sono ribellati. Si badi: non sono stati Marine Le Pen ed altri cosiddetti “populisti” a far esplodere il caso. Sono stati Paesi di secolare tradizione democratica e di certificata accoglienza generosa: la Svezia, la Danimarca, e poi via via la Francia e la Gran Bretagna sino ai Paesi dell’Est che, dopo venticinque anni dalla liberazione del giogo sovietico, cominciano a respirare aria di libertà e di benessere economico.

 

Il risultato è che gli accordi di Schengen rischiano di saltare e, per quanto ci riguarda, di trovarci con il cerino in mano. Questo perché, con il pretesto della sicurezza nazionale e della lotta al terrorismo, i vari Paesi – e la stessa Germania – stanno chiudendo le frontiere, lasciando ai Paesi rivieraschi, Italia e Grecia, il compito di arrangiarsi nell’accoglienza e nella gestione dei profughi che l’improvvisazione di Berlino ha così malamente gestito. A ciò si aggiunga il fatto che, non si sa in virtù di quale inavvedutezza politica e diplomatica, da noi si è verificata una situazione paradossale: che se al largo della Libia, in acque internazionali, una nave norvegese o spagnola recupera dei naufraghi, invece di portarli nel territorio di accoglienza, cioè Norvegia e Spagna, li scodella da noi. Questo è avvenuto persino con una nave da guerra francese. E le imbarcazioni militari, si sa, sono sempre territorio della propria bandiera.

Naturalmente la tutela dal terrorismo è solo una scusa. Quando la Merkel ha proclamato le frontiere aperte sapeva benissimo che questo rischio esisteva. E comunque i terroristi veri non hanno bisogno di accodarsi ai migranti per entrare in Europa; molti di loro, tra l’altro, ci sono già. La ragione vera è che, come chiunque avrebbe potuto capire con un minimo di raziocinio, le capacità ricettive di uno Stato non sono illimitate: e quelle europee erano, e sono, prossime alla saturazione. Senonché in questo pasticcio l’Italia si trova, come si legge nel Riccardo III, venduta e tradita.

Perché chiudendo le frontiere interne , e mantenendo aperte quelle esterne, l’Europa vincolerà il nostro Paese agli obblighi propri e alle conseguenze delle colpe altrui. Subiremo gli ingenti danni economici di una circolazione ostacolata e ridotta, con l’aggravante di un’invasione progressiva senza fine e senza sfogo. È quindi con grande speranza che guardiamo alla vigorosa reazione di Renzi di fronte alla vereconda inerzia degli altri governi. Non perché le acque della Germania siano particolarmente torbide, ma perché, nell’imbuto in cui ci troviamo, rischiano di soffocarci.


 
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