Turchia, a Istanbul la mega "marcia per la giustizia" contro Erdogan

Turchia, a Istanbul la mega "marcia per la giustizia" contro Erdogan
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Domenica 9 Luglio 2017, 17:28 - Ultimo aggiornamento: 10 Luglio, 14:03

«Questo 9 luglio è un primo passo e una rinascita per la Turchia». Accolto a Istanbul da centinaia di migliaia di sostenitori, in un tripudio di vessilli turchi e bandiere con il volto di Ataturk, Kemal Kilicdaroglu apre così la più grande manifestazione dell'opposizione turca degli ultimi anni. Una distesa umana si staglia lungo il mar di Marmara, nella grande piazza di Maltepe, ultima tappa dei 430 km della 'marcia per la giustizia' iniziata 25 giorni fa ad Ankara.

Lì, all'indomani dell'arresto del deputato del partito socialdemocratico Chp, Enis Berberoglu, era partito il cammino di protesta della prima forza di opposizione al presidente Recep Tayyip Erdogan. Un'iniziativa che passo dopo passo si è trasformata in una «marcia per i diritti di tutti, anche di quelli che oggi non sono qui». «Diritto, legge, giustizia», è lo slogan che i manifestanti scandiscono di continuo, in lunghe code che nel primo pomeriggio iniziavano già diversi chilometri prima di arrivare alla manifestazione. Il leader dell'opposizione parla per un'ora sotto un sole cocente e lancia la sfida di «riportare la giustizia in Turchia» dopo il «golpe civile del 20 luglio», cioè le maxi-purghe decise con lo stato d'emergenza, con oltre 50mila arresti e 150mila epurazioni. Kilicdaroglu ricorda che «in galera ci sono giornalisti e deputati» e invita la Corte costituzionale a restare indipendente.

Come d'abitudine, non nomina direttamente Erdogan. Le sue politiche sono quelle del «Palazzo», cioè della sua reggia di Ankara, dipinta come il simbolo della sua svolta autoritaria di questi anni. Dal palco, il leader del Chp snocciola le sue richieste in 10 punti al governo di Ankara, a partire dalla fine dello stato d'emergenza, che scade tra 10 giorni e l'esecutivo sembra intenzionato a rinnovare per la quarta volta, senza per questo interrompere la lotta a «Feto», la presunta rete golpista di Fethullah Gulen. Poi, arrivano gli appelli a tutelare la libertà di stampa, l'eguaglianza e la laicità. Mentre parla, i manifestanti a bordo palco srotolano un'enorme bandiera turca.

La manifestazione si è svolta tra imponenti misure di sicurezza, con 15mila agenti schierati, mezzi blindati e rigidi controlli. A parte qualche provocazione, e malgrado un presunto attacco dell'Isis sventato dall'antiterrorismo, tutta la marcia si era svolta senza incidenti di rilievo. Oggi, decine di migliaia di persone per mancanza di spazio sono rimaste ai margini dell'area deputata ad accoglierle. Nella tradizionale guerra di cifre, e in assenza di numeri ufficiali, gli organizzatori parlano di circa 1 milione e mezzo di persone in piazza. Eppure, l'evento è stato totalmente ignorato dai media di stato e filo-governativi.

A una settimana dall'anniversario del fallito golpe, che il governo di Ankara si prepara a celebrare in grande stile, con decine di eventi in tutto il Paese, è la sfida più significativa al monopolio delle piazze di Erdogan. Tra manifestazioni vietate, stato d'emergenza e allarmi terrorismo, negli ultimi anni i raduni di massa erano stati appannaggio quasi esclusivo del popolo del presidente.

Lo scorso luglio, l'unica grande manifestazione recente dell'opposizione, a piazza Taksim, fu quasi una concessione di Erdogan, a patto di consacrarla allo spirito di unità nazionale dopo il colpo di stato. Oggi l'altra Turchia si è ripresa la piazza. Una sfida che Erdogan è pronto a raccogliere, preparando già nei prossimi giorni nuovi bagni di folla per l'anniversario del colpo di stato

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