Egitto, al-Sisi chiama a raccolta i tour operator d'Europa per rilanciare il Paese

Egitto, al-Sisi chiama a raccolta i tour operator d'Europa per rilanciare il Paese
di Elena Panarella
4 Minuti di Lettura
Mercoledì 19 Novembre 2014, 15:34 - Ultimo aggiornamento: 15:55
Incontro al Cairo tra il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi e una ristretta delegazione di tour operator, composta da rappresentanti provenienti dai principali mercati internazionali, quali Russia, Germania, Inghilterra, Italia, Francia e Turchia. Condivisione con i maggiori player europeri. «Si è trattato di un evento realmente unico nel suo genere», commenta Luca Battifora, presidente di Astoi Confindustria Viaggi, che ha aperto i lavori della parte tecnica. «Per la prima volta in assoluto - prosegue - un presidente egiziano ha convocato un incontro per condividere con i maggiori player europei le misure da mettere in campo per incrementare, nel più breve tempo possibile, lo sviluppo turistico del Paese. Nel corso del meeting insieme agli altri colleghi europei abbiamo sollevato e trattato una serie di temi tecnici, come ad esempio quelli riguardanti la sicurezza, la promozione o le infrastrutture del Paese». Il presidente al-Sisi ha più volte dichiarato di essere fortemente intenzionato a risolvere ogni tipo di ostacolo che possa frapporsi allo sviluppo di questo business e ha inoltre sostenuto di voler cooperare in modo costruttivo con i tour operator in futuro.



Un tavolo permanente. L'incontro è terminato con l'annuncio della creazione di un tavolo di confronto permanente, composto dagli stessi delegati, che si riunirà periodicamente con il Presidente al-Sisi per garantire un follow up sulle attività.



La visita in Italia. Il presidente egiziano sarà a Roma per la prima volta dalla sua elezione il 24 e 25 novembre, con una delegazione del governo e una nutrita missione di imprenditori. Il primo giorno, a quanto si apprende, sarà dedicato agli incontri istituzionali, a partire dal premier Matteo Renzi. Molti i temi bilaterali e internazionali in agenda. Dal ruolo dell’Egitto nello scacchiere mediorientale, alle opportunità di lavoro e investimento come strumento per lottare contro la povertà e il terrorismo che di essa si nutre.



Il Business Council. Il 25 si terrà a questo proposito il Business Council con gli imprenditori dei due Paesi, alla presenza dei rispettivi leader. L’Italia ha già 902 progetti di investimento in Egitto, con uno scambio commerciale di 4,7 miliardi di dollari nel 2013, cresciuto secondo le stime del 6,5% nella prima metà del 2014. «Sarà l’occasione per condividere con al-Sisi e Renzi la nostra visione su come rafforzare, con il loro sostegno, le nostre tradizionali relazioni economiche e commerciali e i relativi investimenti», spiega il presidente dell’Italian-Egyptian Business Council, Khaled AbuBakr, alla vigilia della sua partenza per Roma dove precederà la delegazione economica, convinto che ci siano «grandi opportunità per le aziende italiane».



Piccole e medie imprese. Molteplici i settori di interesse, sottolinea AbuBakr: la cooperazione industriale che «può giovare soprattutto alle vostre piccole e medie imprese», l’istruzione (con il progetto di aprire un’università italiana in Egitto) e la formazione tecnica nei settori tessile, dei gioielli e della moda per gli egiziani, l’agricoltura e il turismo, le infrastrutture e i trasporti. L’Italia è, infatti, pronta ad accordare un prestito di 10 milioni di dollari - aggiunge il presidente dell’Italian-Egyptian Business Council - per la linea ad alta velocità tra Alessandria, Il Cairo e Assuan, oltre a partecipare all’espansione dei porti mediterranei di Damietta, Alessandria e Port Said. «Senza dimenticare il settore energetico molto importante per tutti», aggiunge AbuBakr, che è anche Executive chairman di Taqa Arabia, la maggiore azienda privata nella distribuzione dell’energia in Egitto. «L’Italia è molto importante nel Mediterraneo e ha capito prima di altri Paesi del nord Europa la transizione politica dell’Egitto. Per questo la visita del presidente comincerà da Roma, che è anche presidente di turno dell'Ue. Sono certo - conclude AbuBakr - che il giovane Renzi e il dinamico Sisi sapranno tradurre queste opportunità in risultati per entrambi i Paesi». Dopo Roma, al Sisi concluderà il suo primo tour europeo a Parigi. E inviterà Italia e Francia al summit economico internazionale in programma a marzo.



L'uomo del cambiamento. Abdel Fattah al Sisi nasce nel vecchio quartiere islamico del Cairo nel 1954, proprio mentre Nasser si assicura il potere esecutivo. Figlio di un commerciante molto religioso, il giovane Sisi si diploma all’Accademia militare nel 1977, un anno prima della firma degli accordi di Camp David che sanciranno la pace con Israele e il passaggio dell’Egitto dall’orbita filo-sovietica a quella americana. Per Sisi, un periodo di studio negli Stati Uniti, nel 2006. Da capo dell’intelligence militare, manterrà un fitto dialogo con Washington prima, durante e dopo la rivoluzione, anche se sembra avere un’opinione abbastanza negativa dei propri ex-colleghi di college americani, imbevuti di “orientalismo” e alle prese con l’insuccesso iracheno. Sarà forse anche per questa scarsa deferenza nei confronti dell’alleato nordamericano che negli ultimi mesi ha riavvicinato il proprio paese alla Russia di Putin. Nessun capovolgimento di fronte, quanto un giocare su due fronti con una amministrazione Obama che in Egitto ha sbagliato quasi tutto negli ultimi due anni.



Gli investimenti delle imprese italiane. Superato il post «Primavera araba» le imprese italiane tornano a guardare con interesse ai paesi della sponda Sud del Mediterraneo, in particolare Egitto, Tunisia e Marocco. È quanto emerge dal quarto rapporto annuale di Srm (Studi e ricerche per il Mezzogiorno), nel quale viene analizzato e stimato il numero, le dimensioni e i settori di attività delle imprese italiane nei paesi dell’Area Med. Complessivamente, le imprese italiane che operano in modo stabile in Egitto, Tunisia e Marocco sono circa 1.800. L’Egitto è il Paese più grande tra i 3 (quasi 90 milioni di abitanti) e quello che ha registrato la maggiore crescita degli investimenti esteri nel corso dell’ultimo decennio: +30% circa l’aumento medio annuo tra il 2003 e il 2013; il Paese ospita 880 imprese italiane che realizzano un fatturato complessivo di 3,5 miliardi di euro annui. Nel complesso, l’economia dell’area presenta una crescita moderata ma costante: prima della lunga fase di turbolenza, originata dalla crisi finanziaria internazionale nel 2009 e dalle tensioni politiche derivanti dalle cosiddette Primavere Araba, si attestava al 5,5% medio annuo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA