Migranti, ecco il piano per l'Africa: investimenti in sette Paesi

Migranti, ecco il piano per l'Africa: investimenti in sette Paesi
di Marco Conti
3 Minuti di Lettura
Venerdì 6 Maggio 2016, 08:20
ROMA - Un'esame approfondito paese per paese, iniziato prima del pranzo e proseguito nel pomeriggio dai rispettivi staff tecnici. Nell'elenco un primo gruppo di paesi africani destinatari a breve di sostegni politici, diplomatici e finanziari in grado di invertire o almeno di frenare i flussi di migranti. Incontro super operativo tra Matteo Renzi e Angela Merkel ieri a palazzo Chigi. Sul tavolo una versione del ”migration compact” molto concreto soprattutto nella parte dedicata ai progetti di cooperazione con i paesi africani dai quali arrivano i flussi più importanti di migranti.

SVILUPPO
A mettere giù il piano operativo tecnici ed esperti della Commissione Ue guidati dal neo direttore generale per gli aiuti alla cooperazione, l'italiano Stefano Manservisi, e da Carlo Calenda che da qualche mese guida la rappresentanza italiana a Bruxelles. Tunisia, Senegal, Ghana, Niger, Egitto, Nigeria e Costa d'Avorio i primi sette paesi con i quali l'Unione Europea intende stringere accordi per investimenti infrastrutturali (strade, acquedotti, elettrodotti). Un massiccio piano di aiuti allo sviluppo orientato verso i paesi più esposti alla migrazione. Sette, per ora, ma sedici in tutto. Meno dei trentacinque individuati lo scorso novembre durante il vertice di Malta sull'immigrazione, anche se l'obiettivo è di arrivare a sedici entro il prossimo anno. Denaro permettendo. Il ”no” della Merkel all'emissione di eurobond per l'Africa ha costretto infatti i tecnici a lavorare sull'esistente. Ovvero sui quasi dieci miliardi destinati alla cooperazione già presenti nel bilancio comunitario. La cifra non è da poco, ma l'esigenza di avere «un flusso continuo» come sostenuto da Renzi, non impedirà in futuro di poter immaginare stanziamenti superiori da parte dei Ventotto. «Se ci concentriamo sul bilancio Ue - ha spiegato la Merkel in conferenza stampa - credo che riusciremo a farcela». Il passo avanti fatto dalla Germania non è da poco e spiega il ”no” che a gennaio Renzi disse a Berlino sugli aiuti alla Turchia. Ieri pomeriggio è stata invece la stessa Merkel a ricordare che «con la Turchia abbiamo trovato una soluzione e abbiamo utilizzato una flessibilità stabilita nel patto».

 

Ciò che è stato fatto per chiudere la rotta balcanica si ripeterà quindi per chiudere i flussi provenienti dal Mediterraneo attraverso una politica di cooperazione che va direttamente ad incidere sui paesi che ”producono” migranti. Investimenti, ma non solo. Accordi di riammissione, aiuti per controllare le frontiere e campi di accoglienza per i migranti di passaggio. Tra i sette potrebbe essere il Niger il primo destinatario di un miliardo di euro e di una politica che punta a recuperare in Africa il terreno perduto dall'Europa a vantaggio della Cina.

DUBLINO
Il lavoro messo a punto dall'Italia insieme alla Commissione finirà al consiglio europeo di giugno per il via libera insieme alle proposte di modifica del Trattato di Dublino messe a punto dal commissario Ue all'immigrazione Avramoupolos. Le multe ai paesi che rifiutano i profughi (250 mila euro ciascuno) non hanno incontrato il favore dei paesi dell'Est. Ieri pomeriggio la Merkel e Renzi si sono detti però «fiduciosi». Sperano che l'intero pacchetto - compreso l'avvio dei campi di accoglienza in sette stati africani - possa tranquillizzare anche i più insofferenti. Austria in testa. Porre un freno all'arrivo di migranti e profughi è diventato esiziale per la tenuta dell'Unione visto che i maggiori partiti populisti fondano le proprie fortune proprio sulla paura che genera il fenomeno. Renzi, dopo una dura contrapposizione con Berlino e Bruxelles, è riuscito a rendere di tutti e pagato da tutti, un problema che - come ricordava ieri Juncker - «sinora l'Italia ha affrontato da sola».