Sfida per l’egemonia/Le divisioni nascoste tra Europa e Stati Uniti

di Massimo Teodori
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Martedì 26 Aprile 2016, 00:01
Il vertice di Hannover dei quattro leader europei - Angela Merkel, Francois Hollande, David Cameron e Matteo Renzi - che ha concluso il viaggio di Barack Obama nel Vecchio continente ha segnato un capitolo importante nelle relazioni transatlantiche. Il Presidente americano intende lasciare in eredità al successore un legame rafforzato con gli alleati europei anche dopo il potenziamento degli interessi americani nel Pacifico. Da parte europea, Germania, Francia, Regno Unito e Italia devono decidere se scegliere una comune strategia politica ed economica in accordo con gli Stati Uniti di fronte alle attuali sfide - immigrazione, terrorismo e Medio Oriente, politica economica e commerciale - oppure continuare a procedere in ordine sparso e indeboliti.
Fin dal secondo dopoguerra le relazioni tra le due sponde dell’Atlantico hanno rappresentato l’asse del Mondo libero. Sia che si trattasse di affrontare il totalitarismo comunista o le campagne per i diritti civili, che si dovesse difendere il libero mercato o si rendesse necessario combattere il terrorismo islamista, Europa e America hanno sempre espresso il meglio dell’Occidente quando si sono mosse all’unisono.
Certo, la convergenza nel Novecento si è prodotta all’ombra di quella leadership americana che è stata esercitata secondo diverse modalità: con una <CF2>special relation</CF> verso i cugini del Regno Unito, con un distacco critico verso la Francia dagli umori nazional-gollisti</CW>.

E con una partnership amichevole con l’Italia che per mezzo secolo è stata la frontiera del mondo bipolare, quindi l’avamposto proteso sul Mediterraneo. Oggi i problemi sono mutati. Obama ha scelto Frau Merkel come interlocutrice privilegiata mentre esercitava - chissà con quali risultati ! - una <CF2>moral suasion</CF> verso i britannici per tenerli legati all’Europa unita. Alla cancelliera tedesca, «la mia amica e partner Angela», ha riconosciuto il merito di esercitare sull’immigrazione una visione lungimirante a fronte di coloro che vogliono erigere muri, e perciò «di essere sui profughi dalla parte giusta della storia». Con tale indicazione gli Stati Uniti hanno legittimato la controversa leadership tedesca in un’Europa che, a suo dire, deve essere «forte, prospera, unita e democratica». La maggiore preoccupazione americana riguarda l’unità della politica estera e militare di fronte al terrorismo. Fino ad oggi la sicurezza europea è stata in parte sostenuta dagli Stati Uniti che hanno alleggerito i bilanci di molti paesi dal relativo onere finanziario, allo stesso modo in cui lo zio Sam è intervenuto militarmente anche nelle crisi scoppiate alle porte dell’Europa: Balcani, Iraq e, da ultimo, Libia, se pure su iniziativa poi criticata di Francia e Inghilterra.
 
Ma il futuro non sarà più come il passato.
La Nato è in fase di revisione, e gli stanziamenti Usa per la sicurezza dell’Europa saranno ridotti. Non vi saranno, almeno con Obama, truppe di terra in Siria e Libia, anche se gli Stati Uniti stanno dando un importante contributo con l’intelligence, le operazioni dall’aria e l’addestramento delle truppe locali. Per questo il Presidente ha chiesto agli europei di assumere maggiori responsabilità ed oneri in Medio Oriente e nel Mediterraneo, e ha sollecitato dall’Italia un impegno sulla Libia mentre ha assicurato l’utilizzazione dei mezzi navali della Nato per bloccare la tratta dei migranti. L’altro punto controverso in discussione, che ha portato ad atteggiamenti divaricati tra i partecipanti al G5, è stato l’“Accordo di partenariato per il libero scambio tra America e Europa” (Ttip). Obama spinge per concludere durante il suo mandato il trattato con l’Europa che istituisce un’area di libero scambio comprensiva (insieme al parallelo Trattato per il Pacifico) di gran parte del commercio mondiale. Ma tale rivoluzione epocale, che dal 2013 non fa passi avanti, trova la naturale opposizione di alcuni Paesi europei che non considerano sufficientemente tutelati i loro prodotti dalla legge considerata <CF2>Buy American</CF> (acquista americano). Al momento non si può dire in che misura l’Europa e l’America troveranno un’intesa con una mediazione tra i reciproci interessi su un trattato di così vasta portata</CW> e con corpose conseguenze.

 
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