Il disimpegno Usa/ Lo strappo sulla Nato ora svegli l’Europa

di Massimo Teodori
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Martedì 17 Gennaio 2017, 00:05
La dichiarazione di Donald Trump, a quattro giorni dall’inauguration day, secondo cui «la Nato è un’organizzazione obsoleta che non si occupa di lotta al terrorismo» e «solo cinque Paesi pagano la quota dovuta», riapre la questione della sicurezza in Italia e in Europa. È vero che l’obsolescenza della Nato è all’ordine del giorno da quando è tramontata la sua funzione originaria di strumento difensivo verso il blocco sovietico, ma non si può fare a ameno di discutere quel che accadrà con il nuovo corso americano.

Dalla Seconda guerra mondiale gli Stati Uniti hanno assicurato all’Europa quella difesa militare che molti Paesi non erano in grado di garantire da soli. L’Alleanza atlantica è stata lo strumento fondamentale della solidarietà politica del mondo libero, e la Nato il suo braccio armato che, tra luci ed ombre, ha pur sempre consentito a tutto noi di dormire sonni tranquilli e di risparmiare sui bilanci della difesa.

Oggi il nodo della inadeguatezza militare europea è venuto al pettine grazie al neo-presidente americano che ha pronunciato un verdetto senza sfumature, orientamento che era stato già anticipato da Obama, anche se in maniera più morbida. Il nazionalismo a sfondo isolazionistico di Trump rende evidente quel che si poteva già prevedere: gli americani non vogliono e non possono più pagare gran parte della difesa europea.

Questo sia per ragioni di bilancio che per un cambio di passo geostrategico dall’Europa all’Estremo oriente.
Con l’annunziata riduzione dell’impegno americano in Europa, le nazioni del vecchio continente si troveranno di fronte due gravi questioni finora affidate all’ombrello Nato: la tendenza della Russia di Putin ad allargare l’influenza nelle regioni dell’Europa orientale già sotto il dominio sovietico, e il disordine mediorientale attizzato dalle correnti terroristiche e islamistiche che destabilizzano gli Stati arabi e mettono in pericolo le città europee.

In questo orizzonte tutt’altro che rassicurante la grande assente resta l’Europa. Dopo che sessant’anni fa si rinunziò a costituire una “Comunità europea di difesa”, i singoli Stati hanno proceduto ognuno per conto proprio affidando la sicurezza esterna allo zio Sam americano, una specie di Lord protettore che tramite la Nato ha vegliato dall’Inghilterra alla Turchia, dalla Spagna alla Norvegia.

Durante questa lunga stagione gli italiani si sono giovati del sistema Nato non solo per gli strumenti di difesa diffusi sul proprio territorio, dalle basi nord-orientali ai missili puntati sui potenziali nemici, ma anche per avere partecipato a un moderno circuito di cultura militare che ha svecchiato le nostre forze armate rendendole apprezzate all’estero, specialmente nelle missioni a contatto con le popolazioni civili.

Ora, con l’indebolimento della Nato, gli italiani insieme agli europei dovranno cercare altre strade complementari che, tuttavia, non dovranno prescindere dall’alleanza con gli Stati Uniti. Infatti, una cosa è affrontare i problemi di difesa da soli senza far parte di un forte sistema integrato come la Nato, e un’altra è condurre una politica di sicurezza con alle spalle la garanzia della potenza americana.

Tra le molte iniziative da prendere, sarà opportuno ricercare un rapporto conveniente con la Russia che prescinda dalla storica diffidenza delle nazioni (Polonia e Baltici) che si trovano ai confini orientali dell’Alleanza atlantica. E, per quel che riguarda la destabilizzazione nel Mediterraneo, non dovremo mai fare a meno del concerto sia con le potenze europee che con il sistema di intelligence degli Stati Uniti.

In un mondo che si fa sempre più piccolo, tuttavia, nella difesa e sicurezza niente più dovrebbe essere progettato senza che la bella addormentata Unione Europea si svegli assumendo le responsabilità che le competono come primaria protagonista internazionale.

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