Himmler, ecco i suoi diari: appuntamenti, partite a carte e visite ai lager nella vita "burocratica" del capo delle SS

Himmler, ecco i suoi diari: appuntamenti, partite a carte e visite ai lager nella vita "burocratica" del capo delle SS
di Antonio Bonanata
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Martedì 2 Agosto 2016, 17:52 - Ultimo aggiornamento: 4 Agosto, 08:44
Sono stati custoditi per 71 anni nell’Archivio militare russo di Podolsk, località a 30 chilometri a sud di Mosca: sono i diari di Heinrich Himmler, capo delle SS ed uno dei principali responsabili dell’Olocausto, il genocidio degli ebrei voluto dalla Germania nazista. Oggi tornano alla luce dopo essere stati riconosciuti come autentici degli esperti dell’Istituto tedesco di storia della capitale russa.

Un preziosissimo documento storico, che copre gli anni 1938, 1943 e 1944 e si va ad aggiungere ad altre pagine di diario precedentemente recuperate, riferite al biennio 1941-’42, oltre al 1945, l’anno della disfatta. L’ultimo ritrovamento consta di quasi mille pagine e riporta fedelmente tutti gli appuntamenti, dai più significativi a quelli di routine, che il boia nazista prese con capi militari, rappresentanti diplomatici, politici, governatori e quanti vennero a imbattersi in lui, capo della polizia e delle forze di sicurezza del Terzo Reich. Ciò che più colpisce di questi appunti, a detta degli storici, è il costante accostamento tra l’uomo Himmler e il criminale Himmler: le sue visite ai campi di concentramento di Auschwitz e Buchenwald; quelle al ghetto di Varsavia, il più grande d’Europa; i briefing con colonnelli e ufficiali dell’esercito; sino alle partite a carte giocate a tarda notte.

“Un documento di valore storico eccezionale” lo ha definito Nikolaus Katzer, professore presso l’Istituto tedesco di storia di Mosca, che ne ha curato l’accertamento dell’autenticità insieme a un team di esperti, confrontando questi ultimi diari con le pagine già recuperate, riferite agli anni 1941, ’42 e ’45. Altro aspetto che li caratterizza, il fatto di non essere stati annotati da Himmler in persona ma da una serie di aiutanti e collaboratori, che avevano il compito di registrare con la massima meticolosità tutti gli eventi, minimi o rilevanti, che scandivano le giornate del ministro dell’interno del Reich.

«Heinrich Himmler era un mostro pieno di contraddizioni – spiega il professor Matthias Uhl, collega di Katzer all’Istituto tedesco di storia – Da una parte, agiva come spietato responsabile di condanne a morte comminate alla svelta e, più in generale, come pianificatore dello sterminio degli ebrei; dall’altra, appare come semplice e ipocrita accompagnatore dei vertici delle SS, oltre che di amici, familiari e conoscenti».

Molti i riferimenti, in questi diari ritrovati, alle visite presso il campo di concentramento di Buchenwald, la cui collocazione era stata scelta da Himmler in persona. Si prenda, ad esempio, la pagina del 21 marzo 1943: “Ore 12: atterraggio a Weimar e spostamento al campo di Buchenwald. Pranzo nel campo. In seguito, prosecuzione della visita e ritorno a Weimar”. Il sistema concentrazionario era particolarmente affine alle corde del criminale di guerra: durante le sue tante incursioni nei lager, il capo delle SS supervisionava con scrupolo burocratico tutte le procedure di soppressione dei prigionieri, per verificare personalmente che ogni cosa andasse secondo i suoi piani. Ed è paradossale che lo stesso Himmler, imputato di fronte al Tribunale di Norimberga per crimini contro l'umanità, sia arrivato a negare l'esistenza dei campi di concentramento.

La lettura di questi diari non è certo delle più stimolanti (ad esempio: “Ore 13.15: discussione con colonnello; ore 16: tè con il governatore per accettare di fare da padrino a suo figlio; ore 22: briefing militare; ore 3: partita a carte”); eppure, scorrerli ci offre il quadro migliore per capire quanto fosse mondana – e, al tempo stesso, disseminata di quotidiane crudeltà – la vita di uno dei più spietati criminali di guerra della storia.
Quando si parla dei diari personali di gerarchi nazisti, gli esperti e gli storici del Terzo Reich sono sempre molto prudenti: tutti ricordano, infatti, l’errore commesso sui presunti diari di Hitler, venuti alla luce nel 1983, che lo storico Lord Dacre dichiarò autentici ma che subito dopo si rivelarono contraffatti. In questo caso, si è atteso il disco verde dell’Istituto tedesco di storia di Mosca prima di procedere alla loro diffusione. Le quasi mille pagine di questi diari furono portate in terra sovietica dall’Armata Rossa dopo la disfatta della Germania nel 1945. Per più di 70 anni sono state conservate presso l’Archivio militare russo di Podolsk, forse sottovalutandone l’importanza come utile fonte storiografica. Risale infine a ieri la pubblicazione di alcuni estratti da parte del quotidiano tedesco Bild.
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