Dallas, 5 agenti uccisi e 7 feriti durante protesta contro la polizia

Dallas, 5 agenti uccisi e 7 feriti durante protesta contro la polizia
di Anna Guaita
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Venerdì 8 Luglio 2016, 07:53 - Ultimo aggiornamento: 9 Luglio, 15:33

NEW YORK Il reverendo Hood era felice: la manifestazione stava finendo con un'aria quasi festosa. Davanti a lui famiglie con bambini, gruppi di giovani e anziani, bianchi e afroamericani, stavano cominciando a salutarsi, per tornare a casa. Hood era in piedi accanto a un poliziotto, e i due stavano scambiandosi commenti cordiali sul fatto che la città aveva manifestato in modo pacifico e la cittadinanza aveva potuto dialogare con la polizia.
È stato allora che si sono sentiti i primi spari: «Ho capito cosa erano ha poi raccontato il 32enne sacerdote battista - ho cominciato a gridare a tutti di tornare indietro. Tenevo alto il mio crocifisso: speravo di fermare la violenza con la pace, ha vinto la morte».

 

LA MARCIA
Il reverendo Jeff Hood era uno degli organizzatori della marcia di protesta che nella notte di giovedì a Dallas si è risolta con il massacro di cinque poliziotti e il ferimento di altri sette, oltre al ferimento di due civili. Centinaia di persone erano venute in centro, fino al tribunale, per manifestare contro la violenza della polizia nei confronti degli afroamericani. L'intera nazione era ancora sotto shock dopo la comparsa di due video con l'uccisione ingiustificata di un uomo in Louisiana e uno in Minnesota, e manifestazioni pacifiche erano state organizzate in tutte le città degli Usa. Da nessuna parte si erano registrati problemi o violenze. Ma a Dallas un folle 25enne con un passato di militare, ha trasformato la pacifica e civile serata in un bagno di sangue.

URLA DI TERRORE
Il caos è esploso immediatamente, registrato da decine di cellulari, e poi riversati su Twitter, Facebook, YouTube. Grida di uomini e donne: «Scappate, scappate! Sparano! C'è un poliziotto per terra! Sta ammazzando i poliziotti! Oh mio Dio, c'è un cecchino, spara ancora!». Sullo sfondo, le sirene di decine di macchine della polizia. Alcuni video mostrano i poliziotti per terra nel sangue, e i compagni che coraggiosamente vanno a salvarli. Per la cittadinanza di Dallas le immagini hanno anche un'eco familiare: quel sangue è stato versato a due isolati da dove nel novembre del 1963 fu ucciso il presidente John Kennedy. Anche allora il killer, Lee Harvey Oswald, prese la mira dall'alto, proprio come Johnson: «Dallas sta vivendo la sua più grande tragedia da quando Kennedy è stato assassinato» ha confermato la mattina dopo l'Attorney General del Texas, Ken Paxton.

LE INDAGINI
All'inizio era sembrato che ci fossero almeno due sparatori. Poi si è capito che era l'eco fra i palazzi a dare questa impressione. Quando è stata identificata lorigine degli spari, la gente era già fuggita, e la zona era stata cordonata. I poliziotti, che avevano seguito la manifestazione in divisa leggera, proprio per meglio comunicare con la gente e non dare l'impressione di una barriera, quel punto avevano indossato i giubbotti antiproiettile. Ma l'arma utilizzata dal cecchino avrebbe potuto comunque ferirli.
Il capo della polizia David Brown ha poi raccontato che le forze dell'ordine hanno aperto un negoziato con l'uomo, identificato come un veterano dell'esercito, Micah Xavier Johnson, e che è stato presto chiaro che l'uomo aveva intenti apocalittici e non intendeva arrendersi, anzi ha continuato a sparare.

Dopo oltre 4 ore di inutili negoziati, Brown ha spedito a Johnson un robot armato di bomba. E' stata la prima volta che questo sistema è stato utilizzato in un teatro civile: il robot-bomba è infatti stato perfezionato al fronte, in Iraq e in Afghanistan. La mattina dopo, il capo della polizia Brown non ha potuto trattenere le lacrime, quando ha detto Stiamo soffrendo, siamo stati colpiti, ma ha poi aggiunto: Non lasceremo che dei cecchini vigliacchi cancellino la libertà dei cittadini di protestare. La nostra città, il nostro paese è migliore. Migliaia di persone si sono poi riunite intorno a un gruppo di sacerdoti di tutte le religioni, che hanno tenuto una preghiera in piazza.

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