Rivolgendosi a decine di migliaia di persone a Tawang, secondo luogo per importanza del buddhismo tibetano, la guida spirituale dei tibetani in esilio ha sostenuto che «oggi come oggi i cinesi hanno cominciato a criticare apertamente il loro governo nei caffè e sugli autobus. E le autorità non possono imporre alla gente ancora a lungo quello che deve pensare. E quindi dovrebbero permettere che vi siano cambiamenti». Io, ha sottolineato, «ammiro il sistema egualitario marxista, ma sono fortemente contrario al leninismo». Il sistema totalitario e le chiusure che comporta, ha ancora detto, «stanno facendo molti danni in Cina». Per questo, ha concluso, penso che la Cina abbia bisogno ora di un altro movimento culturale sotto il partito comunista. L'ultimo che c'è stato fu violento, e non ha fatto cose buone. Per cui questo nuovo movimento dovrebbe essere più umano».
LA REAZIONE DI PECHINO
La Cina è tornata a criticare vigorosamente la visita che il Dalai Lama ha intrapreso proprio nelle zone di confine dello Stato indiano di Arunachal Pradesh, su cui Pechino ha rivendicazioni. La portavoce del ministero degli Esteri cinese, Hua Chunying, ha dichiarato che la Cina adotterà «le misure necessarie» a difendere la sua sovranità territoriale e i suoi interessi dopo che l'India ha «ostinatamente» permesso al Dalai Lama di visitare i territori «contesi» dell'Arunachal Pradesh causando «danni seri» alle relazioni bilaterali.
© RIPRODUZIONE RISERVATA