Usa, riconosciuto fra i 56mila tifosi allo stadio: così un uomo è incredibilmente scampato alla pena di morte Video

Usa, riconosciuto fra i 56mila tifosi allo stadio: così un uomo è incredibilmente scampato alla pena di morte Video
di Anna Guaita
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Domenica 1 Ottobre 2017, 21:59 - Ultimo aggiornamento: 2 Ottobre, 14:34
NEW YORK – Riconoscere un volto nella folla. Un volto fra 56 mila volti. L’impresa sembrava improbabile e nessuno credeva che l’avvocato Todd Melnik ci sarebbe riuscito. Ma Melnik era sicuro dell’innocenza del suo difeso, e sapeva che, senza una prova sicura, Juan Catalan sarebbe finito nel braccio della morte. E la prova la poté trovare grazie a una incredibile coincidenza: il giorno in cui Catalan sosteneva di essere stato a una partita di baseball invece che in una strada di Los Angeles a uccidere una giovane, proprio in quello stesso stadio c’era anche una squadra televisiva del programma “Curb Your Enthusiasm”, che stava riprendendo immagini di repertorio. In quei filmati, Melnik potè ritrovare Catalan, seduto proprio dove sosteneva di essere stato.




L’incredibile storia di come Melnik riuscì a salvare la vita di Catalan è diventata un documentario, trasmesso da Netflix. Ma ancora oggi, tredici anni dopo quei fatti, tutto sembra ancora incredibile.

L’attore e produttore Larry Davis nel documentario ricorda come lui stesso era presente quando l’avvocato balzò sulla sedia gridando: «Eccolo! E’ lui! E’ proprio lui». Davis, noto anche per aver prodotto la serie “Seinfeld”, ricorda che la sua squadra stava riprendendo le immagini della partita fra i Dodgers e gli Atlanta Braves il pomeriggio del 12 maggio 2003, per una puntata in cui il personaggio di “Curb your Entusiasm”, assume una prostituta e la porta alla partita.

Quando l’avvocato gli aveva chiesto di vedere i filmati, Davis era stato generoso, e glieli aveva messi tutti a disposizione. Ma non credeva che in quella marea di facce l’avvocato sarebbe stato in grado di riconoscere il suo difeso.

E invece il miracolo è avvenuto. Catalan aveva sempre sostenuto di essere innocente e aveva chiesto anche di essere sottoposto al test della verità. Il procuratore invece lo aveva imprigionato, con l’accusa di omicidio aggravato, e lo aveva relegato in un carcere di massima sicurezza nella speranza di “piegarlo” e spingerlo a confessare.

Il giovane è rimasto in prigione quasi sei mesi prima di essere pienamente discolpato e rimesso in libertà. La città di Los Angeles gli ha pagato 320 mila dollari, come risarcimento per l’accusa infondata.

Juan Catalan era stato preso di mira perché la giovane vittima, Martha Puebla, era stata testimone in un processo contro uno dei boss di una gang latino-americana, di cui faceva parte anche il fratello di Juan, Mario. La teoria del procuratore era che Mario aveva ordinato al fratello minore di uccidere Martha. C’era anche un testimone che sosteneva di aver visto Juan vicino al luogo dell’omicidio. E invece, proprio a quell’ora Juan era allo stadio, come provavano gli orari stampati elettronicamente sui video che lo ritraevano. Peraltro, Juan aveva anche conservato le ricevute dei biglietti.

I veri omicidi della povera Martha sono poi stati trovati. E Juan, che a differenza del fratello era un bravo ragazzo, dedito alla famiglia e alla figlioletta di sei anni, si è ricostruito la vita. E adesso diventa una star.

Il documentario, 40 minuti asciutti e incalzanti, è un piccolo gioiello, anche grazie alla partecipazione dello stesso Davis. Il titolo - “Long Shot” - è particolarmente appropriato. Letteralmente si traduce “Tiro Lungo”, ma significa “Improbabile”.

 

 

 

  
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