Corea del Nord, basi nucleari nel mirino americano, ma c'è l'incubo della nube atomica

Corea del Nord, basi nucleari nel mirino americano, ma c'è l'incubo della nube atomica
di Flavio Pompetti
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Sabato 15 Aprile 2017, 08:20
NEW YORK - La prima verifica dell'entità della minaccia è in corso in queste ore, mentre la Corea del Nord festeggia il 105mo anniversario della nascita del suo fondatore Kim Il Sung. Il timore è che oltre alla parata militare nella capitale, il regime sia tentato di celebrare la festa con il compimento del sesto test nucleare, annunciato a diverse riprese negli ultimi giorni. La zona delle operazioni è quella di Punggye-ri, nei tunnel scavati alla base del Monte Mantap, nella cui area sono stati condotti in passato altri esperimenti.

Gli esperti di armamenti nucleari di Los Alamos negli Usa prevedono che la prossima detonazione avrà la forza di 35 tonnellate di tritolo, il doppio di quelle precedenti, così come di quella della bomba di Hiroshima. L'esercito nord coreano venerdì ha anche detto che è pronto ad «annichilire in pochi minuti» le basi militari americane nel sud della penisola, inclusa la Casa Blu presidenziale. Se il regime dovesse davvero lanciare la prima pietra, sarà difficile per gli americani evitare una risposta, visto l'accordo bilaterale che lega gli Usa alla difesa dell'alleato, in caso di un attacco.

LE FORZE IN CAMPO
Gli Usa hanno 28.000 soldati dislocati in due aeroporti e una base navale sud coreana; 36.000 ce ne sono in Giappone, e 4.300 nel protettorato di Guam. In loro appoggio il Pentagono ha rinviato nelle acque della penisola l'unità navale Carrier Strike Group One, che stava tornando a casa in California dopo aver condotto esercitazioni congiunte con la marina di Seul. La flotta è composta di una portaerei di classe Nimitz, un incrociatore, due cacciatorpedinieri, sottomarini e diverse navi di supporto, e può avvicinarsi alla distanza di 450 km. dalla base di lancio missilistica usata dai coreani del nord per le prove con i vettori di medio e lungo raggio.

GLI OBIETTIVI CIVILI
Il comando militare avrebbe la facoltà di colpirla a suo piacimento, e alzare così di un altro gradino la progressione bellica, mentre terrebbe sotto mira gli obiettivi civili della capitale. Gli armamenti trasportati sono di tipo convenzionale, con centinaia di missili cruise a disposizione, bombardieri e difesa antiaerea. Ma dal momento che il nocciolo della crisi è nel programma nucleare, gli americani potrebbero voler attaccare le centrali di arricchimento e di test, a cominciare dalle due ufficialmente riconosciute: quella di Yongbyon dove tra 2006 e il 2013 sono stati condotti quattro esperimenti atomici, e quello di Punggye-ri, dove l'anno scorso il regime ha detto di aver effettuato la prima esplosione all'idrogeno. Entrambe le postazioni sono nel nord del paese, nella zona montuosa che segna non solo il confine con la Cina, ma anche la frontiera con gli interessi internazionali che gravano sulla crisi in atto.

LE CONSEGUENZE
Una esplosione nucleare produrrebbe una nube tossica che potrebbe espandersi ad est verso il Giappone, e ad ovest fino a raggiungere Pechino. Negli ultimi giorni rapporti circolanti su Internet ma non confermati dalla diplomazia cinese parlano di ingenti spostamenti di truppe in prossimità del confine. Uno sconfinamento oltre la linea servirebbe a scoraggiare gli americani dall'idea di un attacco, nel timore di trovarsi immediatamente coinvolti in un conflitto di portata mondiale. Tutte queste ipotesi hanno risvolti disastrosi in quanto a perdite di vite umane, sofferenza tra le popolazioni coinvolte, disastri ambientali. Alla luce delle possibili ramificazioni delle opzioni militari, vale la pena di fermarsi a riflettere su quanto ha detto il ministro degli esteri cinese Wang Yi: «Se scoppia un conflitto non ci saranno vincitori, e l'autore del primo atto di guerra sarà giudicato dalla storia».

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