Oggi il futuro leader del Labour non è cambiato molto - il marrone è stato sostituito da certi pastelli un po' sfuggenti molto commentati sulla stampa - e neanche i 30 anni e passa da deputato hanno intaccato la sua frugalità claustrale, quasi gandhiana: niente alcol, niente fumo, niente carne, niente auto e note spese ultraleggere (10 euro per la cartuccia della stampante, nulla di più). Leggenda narra che abbia divorziato dalla seconda moglie perché lei insisteva per mandare i figli alla scuola privata. Una coerenza di ferro grazie alla quale il deputato di Islington North, dopo una carriera da politico di nicchia, ha raggiunto un appeal popolare da rockstar, resuscitando all'improvviso una base di sinistra data ormai per persa.
L'INIZIO
Tutto è nato quando a metà giugno la candidatura di Corbyn, finanziata dai sindacati, è stata presentata per il rotto della cuffia. Quando, in un voto riguardante dei tagli di benefit per i più poveri, Corbyn ha disobbedito agli ordini di scuderia laburisti come già altre 500 volte nella sua vita e ha votato contro, il pubblico ha iniziato a prenderlo sul serio. E siccome è uno che dice che «il livello di povertà grave nel Regno Unito è assolutamente disgustoso», la sua coerenza è risultata intrigante. Come affronterà il problema?
Da cinque legislature Corbyn è il deputato di una delle zone del paese in cui la disparità è più forte, Islington, dove il divario tra il 42% che vive nelle case popolari e il 31% dei proprietari di immobili dal valore in continua ascesa non potrebbe essere più abissale. Ma non è una di quelle “costituencies” che costringono a lottare: Islington, ex quartiere di quel Tony Blair che Corbyn disprezza, ricambiato, è comunque da sempre saldamente a sinistra.
Nel suo programma un po' rétro Corbyn vuole rinazionalizzare le ferrovie, procedere al disarmo nucleare, eliminare le tasse universitarie e alzare al 75% quelle per i più ricchi, aumentare la spesa e ridurre l'austerità, controllare gli affitti. Ma non è contro l'immigrazione, anzi, mentre non ama l'Unione europea, che non esclude di voler lasciare. Corbyn è inamovibile anche sulla politica estera: anti-americano fino al midollo, molto filo-palestinese, con una tolleranza verso Hamas e Hezbollah che gli ha tirato addosso accuse di antisemitismo sempre respinte con sdegno e una spiccata simpatia per il defunto Hugo Chavez.
L'ETÀ E IL NARCISISMO
Per Nick Cohen, commentatore di sinistra dell'Observer, la Corbynmania risponde ad un istinto «molto narcisista», ossia quello di volersi «sentire dalla parte del giusto», anche se non si vince. E poi Corbyn tra cinque anni avrebbe 71 anni. Il mondo potrebbe essere molto diverso, ma non è azzardato scommettere che il candidato resterà uguale a se stesso. E forse non passerà mai di moda.